Centocinquanta nuove postazioni fisse di controllo velocità ogni anno. Non una di più. Dove? Non certo in Italia, dove organi statali e Comuni possono fare sostanzialmente ciò che vogliono. Ma in Spagna, dove la Dgt (l'equivalente della nostra Motorizzazione) ha il potere di programmazione. Perché questa scelta?
Come segnala il portale dell'Asaps (http://www.asaps.it/?url=showpage.php?id=26690&categoria=Articoli&sottocategoria=&pubblicazione=10.06.2010), gli spagnoli vogliono concentrare gli sforzi sugli itinerari di grande viabilità. Potrebbe anche essere una questione economica (o, più volgarmente, di fare cassa), ma assicurano che non è così: si tratta di dare credibilità all'azione di controllo, rinforzandola con gli apparecchi automatici solo dove serve e affidandosi all'aumento di organico della Guardia civil (da 8.000 a 9.800 nell'ultimo biennio, ma sommessamente vi ricordo che da noi la Stradale è a 12mila e nemmeno bastano, anzi) sul resto della rete viaria.
Si potrebbe fare una cosa del genere anche in Italia? Fosse per la nostra Motorizzazione, credo di sì: la direzione generale Sicurezza stradale non vede di buon occhio una proliferazione indiscriminata dei controlli. Non solo per la coda di polemiche e contenzioso che ha portato, ma perché nelle strade a traffico misto (locale e a lunga percorrenza) crea confusione: chi è del posto "si rassegna" e va piano, chi è solo in transito rallenta solo in corrispondenza delle postazioni e subito dopo riprende a correre. Anzi pesta ancora di più, per recuperare il tempo perso. Affermo queste cose per estrapolazione: i tecnici italiani le hanno messe per iscritto solo a proposito dei dossi rallentatori, ma il principio è identico e mi sento di applicarlo anche qui.
In ogni caso, stiamo facendo solo teoria: la Motorizzazione in Italia nulla può. Sulle autostrade decide la Polstrada (che comunque tende a coordinarsi almeno un po' con la Motorizzazione), altrove entrano in gioco anche i Comuni, che devono attenersi alle indicazioni dei prefetti. Ma queste indicazioni non fissano il numero massimo degli apparecchi, bensì solo tratti (spesso lunghi decine di chilometri) al cui interno in teoria si può anche installare una postazione ogni due chilometri. Senza contare che l'esperienza insegna come non esistano vere sanzioni per chi sgarra. Tanto che appena ieri il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, a nome di tutti i Comuni (è presidente dell'Anci) ha criticato la manovra del Governo che costringerebbe le amministrazioni locali a tagliare molte spese, ma ha "dimenticato" di giustificare perché lui stesso ha speso più di 700mila euro in un programmi di controlli con due Tutor, di cui uno illegale (che tiene ancora acceso, nonostante lo abbia denunciato varie volte e la Stradale si sia accorta dell'irregolarità).
Sindaco Chiamparino, capisco che lei si occupi di cose più alte rispetto dal Codice della strada: ieri ha avuto le sue rogne con gli assetti di potere sull'asse finanziario Torino-Milano, oggi con la manovra del Governo e domani chissà con cosa. Ma lei ha la responsabilità della Giunta che presiede e dei suoi uffici. Se non si accorge che qualcuno ha sbagliato, pazienza. Ma, se qualcuno glielo fa notare e lei continua a non fare una piega, la sua posizione diventa sempre meno difendibile e la credibilità che lei deve avere come presidente Anci resta legata solo al fatto che la storia del Tutor torinese non scoppia sulle prime pagine dei giornali nazionali.