I comandanti che si piegano ai sindaci, quelli che resistono a oltranza e i Comuni senza organizzazione

Tra gli addetti ai lavori si racconta di un comandante di polizia municipale che, nel dare disposizioni sui controlli automatici, ha scritto chiaro di essere consapevole che sono illegali. Un modo per "mettere a verbale" che li ha voluti il sindaco, senza curarsi che fossero espletati secondo le non poche norme che li disciplinano. La storia circola tra gente qualificata, ma non posso garantirvi che non sia solo una leggenda. In ogni caso, indica bene l'aria che si respira.

Sì, perché in questi mesi si è parlato molto del caso-Lerici, splendida cittadina turistica presso La Spezia in cui il comandante è stato dimissionato per essersi a un certo punto opposto alla spedizione di verbali illegittimi. Ma gli addetti ai lavori raccontano che storie del genere si consumano nell'ombra quasi ogni giorno, tanto che potete tranquillamente trovare ex-comandanti messi a dirigere altri uffici pubblici che poco c'entrano con funzioni di polizia (come avranno fatto a riconvertirsi?). Senza contare quelle innescate dalle questioni di sicurezza urbana: mettete che vinca le elezioni un sindaco "tutto manganelli e lotta a nomadi ed extracomunitari" e un comandante che si fa qualche scrupolo (di coscienza, giuridico o anche solo pratico).

Ecco dunque che altri comandanti si piegano, magari mettendo per iscritto di essere consapevoli dell'illegittimità dei loro atti (il che, peraltro, credo peggiori la loro posizione, in quanto certifica che l'illegittimità non è frutto di loro errori o distrazioni e quindi avrebbe pure potuto essere denunciata nelle sedi competenti).

Oppure, all'estremo opposto, succede come a San Donà di Piave, dove il comandante – pur esautorato e più volte licenziato negli anni - è ancora in servizio e ribatte colpo su colpo alle decine di contestazioni e procedimenti disciplinari decisi dal sindaco. Una storia di ricorsi e controricorsi, costata al Comune decine di migliaia di euro e sfociata in un intervento degli ispettori del dipartimento della Funzione pubblica. Con risultati sconfortanti: la questione non è ancora risolta, con gli ispettori che hanno dato atto al comandante di avere grande abilità nel contenzioso (quella che l'ha fatto resistere a tutto) e hanno censurato il Comune perché manca qualsiasi forma di gestione del personale e di valutazione dei risultati. E' questo il decentramento politico e amministrativo che vogliamo?

  • Pietro Bombarda |

    Mi pare giusto invece che si persegua il fine della sicurezza anzichè quello della cassa.
    Se veramente le amministrazioni sono così altruiste ed interessate al bene pubblico, a maggior ragione, sarebbero encomiabili, se svolgessero il nobile servizio senza essere attratte da scopi di lucro. Dopotutto cosa volete che costi mai uno o due autovelox e la relativa gestione.
    Il servizio pubblico, come la sanità o la pubblica istruzione non è mai a pagamento, perchè mai lo dovrebbe essere la tanto auspicata sicurezza stradale.
    E’ giusto che i proventi vadano allo stato.w

  • Pietro Bombarda |

    Se fosse così come dice Giancar, non ci sarebbero inchieste.
    Nessun comandante si sognerebbe di varcare il limite della legalità. Purtroppo la questione è ben diversa, si vuole dare una veste di legalità a ciò che è illegale per mezzo di atti amministrativi contorti che da quando è scomparso il CO.RE.CO nessuno controlla più. E questo arriva dalle Amministrazioni, altrimenti ti danno degli obbiettivi che sanno non potrai mai raggiungere e al prossimo giro ti gettano come una vecchia batteria.
    Chi si oppone ad una gestione illegale scende dal treno, se si vuol rimanere si sceglie di essere ” Collaborazionisti ” e ci si da una bella mano di vernice bianca.

  • giancar |

    lasciamo perdere gli slogan codaconsisti di “pallavolo 67”, a lui chiedo se lo stipendio che prende è disposto a passarlo alllo statale invece di portarlo a casa da sua moglie e dai suoi figli.
    Per il resto il comandante in un comune è generalmente un dirigente o un funzionario con funzioni direttive a cui spetta la più ampia gestione del settore ai sensi dell’art. 107 del dlgs 267/2000.
    Agli organi politici spettano invece le scelte politiche e la verifica dei risultati dell’azione amministrativa.
    Qualsiasi siano le scelte politiche, i dirigenti le devono applicare con efficacia e nel pieno rispetto della legge.
    Ben vengano i controlli sugli stranieri o il controllo stradale con apparecchi di rilievo, il dirigente comandante dovrà fare i suoi interventi in modo trasparente e legittimo cosicchè tutti i soggetti in ballo siano tutelati in modo completo.
    Se il dirigente comandante non è capace di essere il garante della legalità nella sua comunità è meglio che cambi lavoro.
    E’ comunque molto difficile che la politica cerchi di travaricare il suo ruolo, in ogni modo il dirigente dovrà andare avanti sulla strada giusta senza crearsi grossi problemi.
    Mal che vada avrà sempre la possibilità di cambiare aria, appena va in pensione un collega in zona può sempre ricorrere alla mobilità
    Molto più complessa la situazione quando è il dirigente comandante che cerca di prevaricare i suoi confini cercando di voler sciegliere al posto del politico quello che è bene o male per la collettività.
    In questo caso l’amministrazione si troverà di fronte ad un soggetto praticamente inamovibile, per contratto di lavoro e per unicità della sua figura all’interno dell’ente e allora saranno guai e succose icone per i comitati dei contravventori.

  • pallavolo67 |

    Il problema del controllo dei controllori è non completamente risolvibile. Possono esserci dei palliativi, uno dei quali, molto potente, consiste nel sottrarre al controllore la gestione della cassa. Nel caso specifico delle multe occorre che l’introito non vada mai al comune (ad esempio), ma allo stato (ad esempio), dimodocchè il comune abbia solo l’interesse legale di fare rispettare la legge, senza trarre beneficio pecunario dalle infrazioni.

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