Sulla Pec ci ha messo la faccia. Renato Brunetta, il ministro che si accredita come il castigatore delle ataviche indolenze della Pubblica amministrazione, ha urlato ai quattro venti che tutti gli italiani hanno diritto a fare le pratiche online, cosa che richiede appunto la Pec (Posta elettronica certificata). Così ha obbligato uffici pubblici e professionisti ad aprire una casella mail certificata e ha stretto accordi per fornirne una gratis ai privati cittadini. Di tutto questo ha fatto il motivo conduttore anche del suo appassionato discorso al Forum della Pa il mese scorso.
L'obbligo di Pec per gli uffici pubblici risale ormai a un anno fa, ma – come fa notare in questi giorni il settimanale "Il Mondo" – molte amministrazioni non si sono adeguate e tra loro c'è persino la mitica Civit, la commissione cui è affidata la valutazione degli uffici pubblici. Senza contare che, a quanto mi risulta, in alcuni casi le caselle sono state attivate ma sono rimaste invisibili al dipendente pubblico che ne è titolare, per cui di atti che gli risultavano regolarmente pervenuti in realtà non conosceva nemmeno l'esistenza.
Per quel che riguarda più specificamente il cittadino-automobilista, la Pec non ce l'ha nemmeno l'ufficio più "gettonato" di Roma: quello del giudice di pace, che – ironia della sorte - da un mesetto è una delle sedi di punta in cui è partito il cosiddetto "Ricorso online". Lo ha scoperto Sebastiano Nizza, cittadino molto attento su tutti i fronti della tutela del cittadino utente della strada, che per questo non ha esitato a scrivere a Brunetta e ora attende una risposta convincente. Per ora, le uniche voci che ha raccolto sono quelle degli addetti all'ufficio in questione, che gli danno ragione e lo invitano a pazientare. E in altre città non proprio piccole (Firenze) ci sono ancora giudici che il computer non ce l'hanno affatto: si continuano a vedere quelle belle sentenze di una volta, scritte a mano…
Tutto questo limita molto i vantaggi del "Ricorso online", perché impedisce che possa essere presentato evitando di andare a fare la coda in cancelleria e che possa essere seguito di persona solo in udienza: sul web si può solo compilare il ricorso (poi lo si deposita sempre a mano o per raccomandata). Così gli unici vantaggi sono la possibilità di stampare a casa un codice a barre che facilita il deposito del ricorso e di seguire il calendario delle udienze. Per tutto il resto, prego accomodarsi in cancelleria.
Di certo il processo non è stato aiutato dalla "tassa sui ricorsi" introdotta a gennaio: non la si può pagare online, contrariamente a quanto ormai da anni consente di fare persino la vituperata Motorizzazione per i versamenti di sua competenza.