Ieri sono passati al contrattacco: i guidatori delle auto blu, attraverso il loro sindacato Siar, hanno chiesto conto a chi sta facendo girare la storia secondo cui queste vetture in Italia sarebbero addirittura 630mila contro le poche migliaia degli altri principali Paesi occidentali. In effetti, la cifra è enorme: equivale a un terzo del totale di auto nuove che si riescono a vendere agli italiani in un anno un cui il mercato va male. E i dubbi se li è fatti venire pure uno che avrebbe avuto invece interesse a cavalcare la notizia delle 630mila auto blu: Renato Brunetta, che il mese scorso ha tuonato contro gli abusi e lanciato un censimento di queste vetture. Il ministro ha destituito di fondamento qualsiasi stima, rimandando tutti alla metà di questo mese, quando il conteggio ufficiale dovrebbe essere completato.
Perché tanto accanimento nel ridimensionare le cifre delle auto blu? Il fatto che né il Siar né Brunetta diano spiegazioni esplicite sui motivi della loro alzata di scudi induce a sospettare che sia solo una difesa corporativa. E invece – si dice tra i ben informati – il dato delle 630mila auto blu sarebbe effettivamente abnorme: comprenderebbe anche le vetture di servizio. Insomma, la vecchia Panda in uso al geometra comunale sarebbe stata contata come l'Audi blindata di un ministro e la Maserati di Napolitano. Com'è stato possibile un errore così marchiano?
Temo sia per la voglia di "stupire con effetti speciali" che da anni contraddistingue certe associazioni di tutele di cittadini o categorie produttive: la fonte di quel dato è Contribuenti.it, che è tra i soggetti abituati a inondare le redazioni di comunicati. Magari pure di sabato e domenica o in periodi di vacanze, quando mancano altre notizie e quindi c'è maggiore probabilità che i giornalisti diano loro visibilità. Succede – lo ripeto - da anni e quindi chi vive nelle redazioni dovrebbe averlo capito. Ciò non ha impedito che il dato delle 630mila auto blu fosse rilanciato da tutti i mezzi d'informazione. Il risultato si è visto oggi: facilitare il gioco di chi si oppone a tagli che andranno pur sempre fatti.
Ma non sarà facile metterli in atto: ridotte le auto, si dovrebbe trovare un modo per riciclare chi era stato assunto per guidarle. La Pubblica amministrazione è una delle poche realtà in cui è ancora diffusa la prassi di mandare in giro i dipendenti senza farli guidare non di persona. Esistono talvolta pure divieti espliciti, probabilmente dovuti proprio all'esigenza di tenere impegnati gli autisti assunti a suo tempo (magari per "esigenze elettorali" di qualche potente).