Che cosa si potrebbe dire contro le auto confiscate ai mafiosi e date alle forze dell'ordine? Poco, mi rendo conto: concettualmente è cosa buona e giusta. Salvo scoprire che a volte sono auto di lusso e non ci sono i soldi per la manutenzione, come vi ho spiegato a marzo (http://mauriziocaprino.blog.ilsole24ore.com/2010/03/legalit%C3%A02-che-fine-faranno-le-supercar-dei-mafiosi-riciclate-da-alfano.html#tp). Ma l'altro giorno sulla tangenziale di Bari mi sono accorto di un problema di sicurezza. Un dettaglio, se volete. Ma non si può trascurarlo.
Queste auto non di rado sono modaioli Suv. E come tali hanno i modaioli (di una moda ormai quasi trentennale, però) mancorrenti sul tetto. Che fatalmente nascondono il lampeggiatore blu asportabile, tipico delle auto-civetta. Il problema è che gli agenti tendono a montare questo lampeggiatore vicino a una delle due porte anteriori, cioè nel punto più comodo per poterlo all'occorrenza staccare al volo senza scendere dal mezzo. Ma non si accorgono che così il lampeggiatore diventa invisibile, almeno per chi circola dietro di loro.
Così capita che, quando (per motivi giustificati o per puro sfizio) vanno piano e poi accelerano all'improvviso scartando lateralmente e senza freccia, i malcapitati che si accingono a superarli si prendono un bello spavento, nella migliore delle ipotesi. A me è accaduto con una vettura in dotazione alla Polizia penitenziaria (e sarebbe facile fare ironia su questo corpo, che ottenuto la qualifica di organo di polizia stradale come gli altri solo perché c'era la necessità di multare per divieto di sosta chi parcheggia nelle fasce di sicurezza sotto le mura delle carceri o chi intralcia la marcia dei cellulari che portano i detenuti in tribunale). Ma immagino che il problema non si ponga solo per gli agenti di custodia.