La sala è piena di ingegneri, il livello delle relazioni e degli interventi dal pubblico è alto. Si discute in modo raffinato su estetica e progettazione degli interni delle auto. E si avverte l'amore per l'auto. Non a caso siamo a Torino ed è un convegno dell'Ata (Associazione tecnica dell'automobile), che il suo prestigio ce l'ha. A un certo punto, dalla platea prende la parola un uomo anziano e minuto. Pochi istanti e l'atmosfera diviene sospesa: quell'uomo è Antonio Dal Monte, una bandiera della fisiologia umana e della medicina dello sport. I più lo conoscono per aver accompagnato decenni di grandi imprese degli atleti italiani, ma lui di funzionalità delle auto se ne intende: cinquant'anni fa la valutava per l'allora debuttante mensile "Quattroruote".
Con l'ironia che può permettersi solo un ospite d'onore, il Professore chiarisce subito che, non dovendo più fare carriera, può permettersi di dire ciò che vuole. E non lesina critiche ai progettisti delle auto moderne. Ha appena sentito parlare di plance ricche di comandi e di forma elaborata, ma ricorda a tutti una cosa elementare: lo sguardo del guidatore dev'essere distratto il meno possibile. Dunque, occorrono meno comandi e più semplici da utilizzare. E soprattutto – ha insistito Dal Monte – basta con i cruscotti messi a centro plancia (peraltro spacciati come eleganti ma in origine pensati per diminuire i costi nel caso si debbano allestire versioni con guida a destra per i soliti inglesi, ndr): gli strumenti devono stare il più possibile vicini all'asse visivo del guidatore.
Io non sono Dal Monte, ma qualche minuto dopo è stato dato anche a me l'onore di tenere una relazione, che potete leggere qui molto in breve (Scarica Interni auto). Non sono stato preso per pazzo, nonostante abbia fatto molte pulci ai prodotti che anche qualcuno dei presenti aveva progettato. Anzi, qualcuno mi si è avvicinato. Sempre molto civilmente (e vi garantisco che non sempre ai convegni è così) Un po' per ammettere i propri errori, un po' per spiegarli con particolari inediti (e convincenti): oltre ai soliti vincoli aziendali nei costi, ci sono magari anche fattori esterni impensabili. Come, per esempio, la particolare forma che un fabbricante di seggiolini dà ai propri prodotti (forse anche per renderli più efficaci nei crash-test): i sedili posteriori delle auto si progettano sì tenendo conto dei seggiolini, ma considerando una forma standard. Così, quando un genitore monta uno di quei seggiolini particolari sulla propria auto, deve fare le contorsioni (salvo che non abbia una macchinona da almeno quattro metri e settanta). Molto, molto istruttivo.