Qualcuno mi ha detto che ieri sono stato severo nel mio articolo pubblicato dal Sole-24 Ore per descrivere gli scenari del post-riabilitazione del T-Red. In effetti, lasciavo capire che – contrariamente ai titoloni sparati da "Corriere" e "Repubblica" – il parere espresso dal Consiglio superiore dei lavori pubblici sulle contestatissime procedure di omologazione dell'apparecchio (uno dei più sofisticati e teoricamente affidabili rilevatori di passaggio col rosso al semaforo) non puà essere una vera e propria riabilitazione: le sorti dei controllori, dei loro fornitori e dei multati non possono che essere in mano alla magistratura, che è soggetta solo alla legge e non ai pareri di un organo ministeriale come il Consiglio superiore. Inoltre, facevo notare che il Consiglio non ha fatto altro che giudicare corretta la prassi seguita dagli uffici del ministero delle Infrastrutture quando omologa o approva un rilevatore, ma la vicenda ha ancora punti oscuri.
Il principio-base seguito dal ministero e convalidato ora dal Consiglio è quello di ricomprendere nell'omologazione solo gli elementi essenziali e specifici dell'apparecchio. Dunque, restano fuori i componenti meramente industriali che si trovano normalmente in commercio, come il pc di gestione: basta fissare nei manuali le caratteristiche tecniche minime richieste per far girare il software di gestione. In questo modo, si evita di dover fare un'ulteriore omologazione ogni volta che il modello di pc eventualmente omologato esce di produzione (cosa che nel mercato dell'elettronica capita a ritmi serrati). Fin qui nulla da eccepire, anzi.
Il primo punto oscuro sta nel fatto che non si è entrati nel merito del software di gestione: non è un componente industriale eppure nemmeno quello viene depositato assieme al prototipo da omologare. Il deposito non è richiesto proprio perché il componente è tutt'altro che industriale: è "proprietario", cioè coperto da tutti i segreti di questo mondo e quindi può essere analizzato e fatto funzionare solo con l'intervento del suo stesso costruttore. Tenerlo in deposito – questo deve aver pensato il ministero – non ci dà la possibilità di effettuare controlli autonomi e in più ci espone al rischio di essere citati per danni enormi qualora qualcuno lo asportasse dai nostri magazzini (che non sono certo blindatissimi), impadronendosi dei segreti industriali che racchiude. Ma io credo che sarebbe comunque bene conservare al ministero una copia del software, per cristallizzarne una configurazione e quindi facilitare i confronti in caso di controversie sugli esemplari di quell'apparecchiatura prodotti in seguito. Certo, saranno pur sempre confronti "guidati" dal costruttore, ma intanto gli toglieremmo la possibilità teorica di portarvi una versione del tutto differente da quella regolarmente approvata. Il che giova, quando le cose s'ingarbugliano e scaldano gli animi come in questa brutta vicenda di scandali semaforici.
Altro punto oscuro sinora non toccato dal Consiglio (anche perché è scoppiato sul "cugino" Vista-Red, anch'esso "inquisito) è il "red delay", cioè il tempo di ritardo tra lo scatto del rosso e l'attivazione della telecamera per filmare i trasgressori. In pratica, è la tolleranza concessa a chi – per deficienze proprie, della segnaletica o dell'incrocio stesso) non riesce a fermarsi prima della striscia di arresto. La documentazione approvata da ministero e Consiglio parla di 500 millisecondi, "non modificabili". In alcuni casi, come a Fossombrone, si è scoperto che erano stati modificati, abbreviandoli. In un suo parere, l'ufficio ministeriale competente sulle omologazioni ha scritto che quel "non modificabili" è da intendersi "da parte dell'utilizzatore": l'installatore può impostare variazioni, per meglio adattare l'apparecchio al singolo incrocio in cui viene montato (questi non sono autovelox che basta mettere a bordo strada e vanno, devono essere installati e regolati in base alle caratteristiche del luogo e quasi nessun incrocio è perfettamente uguale a un altro). Tecnicamente è tutto vero. Ma perché non esplicitarlo più chiaramente già nei documenti di omologazione? E, soprattutto, perché non farlo valere anche per gli altri apparecchi?
Probabilmente il ministero non si è posto approfonditamente la questione del software perché non immaginava potessero accadere truffe vere e proprie e perché ha considerato che i vigili devono comunque convalidare le foto guardandosele una per una, facendo venire a galla eventuali anomalie. Ma l'esperienza ha dimostrato che spesso le foto non le convalida nessuno, per cui basta anche un banale guasto per scatenare multe pazze e sospetti di truffa. Non ci si è posti appieno nemmeno la questione del red delay forse perché si presumeva che a monte di ogni installazione (e di ogni incrocio costruito) ci fosse un progetto, che determinasse questo tempo di ritardo in modo specifico per ciascun impianto. Ma l'esperienza ha dimostrato che non è così (anche molti incroci sono stati costruiti "a caso" e non solo nei centri storici) e resta il sospetto che il red delay possa almeno talvolta essere stato accorciato per finalità "meno nobili".
Mi sembrano ragioni sufficienti per ripensare l'intera materia. Una prima occasione per fare qualcosa sono le modifiche al Codice appena licenziate dal Senato: hanno ammesso i count-down (che come all'estero potrebbero aiutare i guidatori meno "dotati" o attenti a calcolare se fermarsi o no quando scatta il giallo) e limitano la possibilità di controlli automatici ai soli incroci documentatamente pericolosi, da far individuare ai prefetti in base a direttive ministeriali che dovrebbero arrivare nei prossimi mesi. Vedremo.
P.S.: a chi avesse visto Mi Manda Raitre del 7 maggio e non avesse letto i miei post dei mesi scorsi in questa sezione del blog dico che un paio di cose che si sono sentite in trasmissione e danno speranze ai multati non sono vere:
– non è vero che la Cassazione ritiene valide solo le multe fatte quando al semaforo è presente un agente (sono state citate una sentenza che risaliva a quando il Codice della strada era diverso e un'altra fatta sbagliando col copincolla, provate voi a sostenere che per un'infrazione commessa oggi ci vuole il vigile e andate incontro a una disfatta, salvo errori dei giudici);
– non è vero che dalle norme di costruzione delle strade emerge univocamente che il giallo deve essere di almeno 9,24 secondi.