D'accordo, era un ladro in fuga dai carabinieri che l'avevano beccato su un'auto rubata. Per giunta"in trasferta" da Bitonto, paese dell'hinterland barese con troppi abitanti noti in tutta la zona per furti e rapine commessi soprattutto su strada. Ma la scorsa notte, a saltare fuori dalla strada trovando una scarpata, ci sarebbe potuto essere anche un padre di famiglia in cerca di scampo dopo un incidente. Così avremmo tutti pianto un'altra vittima del fatto che la stragrande maggioranza delle strade italiane non ha reti di protezione.
Certo, in questo caso la carenza è molto meno grave: eravamo non sulla carreggiata principale della superstrada SS 16 Bari-Brindisi (itinerario internazionale, battuto anche dai tir) ma sulla complanare, con traffico più lento e scarso. E su molte delle principali autostrade, dopo anni di polemiche, le reti sono state messe. Ma non posso non ricordare quanto ha scritto l'amico Enrico De Vita (una vita passata a difendere i consumatori-automobilisti, tirando anche verità tanto inedite quanto scomode): ci sono stati gestori di strade che le reti non le hanno messe solo per non dare l'impressione di ammettere le proprie responsabilità su incidenti del passato in cui il contenzioso è ancora aperto.
Così non ci resta che un'autodifesa: scendere dall'auto come fanno sempre i poliziotti della Stradale, cioè mettendo i piedi all'esterno solo dopo aver guardato bene che cosa si ha sotto. E, se non c'è abbastanza luce, occorre saggiare il terreno posandovi i piedi senza appoggiarvisi del tutto.