La crisi è crisi e sta facendo chiudere molte concessionarie di auto. Spesso per fallimento. Questo fa emergere il solito problema: i contratti di acquisto delle auto sono strutturati in modo tale che la compravendita coinvolga solo il commerciante e il suo cliente, senza che il costruttore abbia alcun obbligo di garantire la consegna anche in caso di fallimento del suo venditore. Al massimo, i costruttori pubblicano sui giornali locali un annuncio per informare che l'autosalone Tal dei Tali non fa più parte della loro rete e si tengono le mani libere in attesa di decidere se e come intervenire in favore dei clienti.
In tutto questo, s'inseriscono le associazioni dei consumatori. Che, conoscendo il problema, si fanno subito avanti per difendere i clienti. Senza avvisarli che in casi del genere è difficilissimo uscirne: le auto non possono essere immatricolate senza il certificato di conformità, che è trattenuto da una banca a garanzia del costruttore e viene sbloccato solo quando qualcuno paga il valore dell'auto. Essendo il concessionario insolvente, non resta che il cliente, che però i soldi li ha già dati al commerciante e quindi dovrebbe pagare due volte. Un assurdo, contro il quale nessuna associazione può fare molto. Salvo fare forti pressioni (in aziendalese bocconiano si chiama "moral suasion") sul costruttore, minacciandolo di cattiva pubblicità per fargli decidere di farsi carico finanziariamente del problema, sbloccando il certificato.
Ed è proprio ciò che è avvenuto nelle scorse settimane nel caso della Toyota Autoclassic di Bari. L'Unione nazionale consumatori, assieme a uno studio legale, ha annunciato sui giornali azioni per tutelare i clienti. Ma, se ora questi ultimi stanno avendo le loro auto, è solo perché la Toyota ci ha messo una pezza.
Tra le pieghe della vicenda, vi segnalo due aspetti istruttivi per tutti:
– gli avvocati hanno parlato di "class action", quando invece questo tipo di azione collettiva oggi in Italia è praticamente impossibile (se non altro perché l'assurda legge che l'ha introdotta impone che gli interessi dei consumatori siano "identici", per cui se uno aspetta una Yaris e un altro una Land Cruiser restano due casi diversi) e questo un legale lo sa bene, quindi come al solito c'è stato un uso disinvolto dei media, che tutto digeriscono;
– adesso che la Toyota sta facendo immatricolare le vetture, i problemi maggiori ce li hanno le persone che avevano già ritirato la propria senza targhe col carro attrezzi, perché ora devono mandarla a proprie spese alle altre concessionarie (le più vicine si trovano a Matera e a Barletta, cioè ad almeno 60 chilometri) a effettuare le preconsegna (io ho sempre consigliato di non ritirare l'auto col carro attrezzi, tanto se non c'è il certificato di conformità non serve a nulla e si rischia solo di farsela rubare).