Tra gli slogan politico-mediatici del momento c'è più che mai il federalismo, dopo l'affermazione elettorale della Lega. Contemporaneamente il sottosegretario leghista alo Sviluppo economico, Stefano Saglia, tuona dalla prima pagina del Corriere della Sera che sta pensando a un decreto legge per frenare le presunte speculazioni dei petrolieri sui prezzi. Di queste cose tutti parlano, ma nessuno le spiega a fondo. Così sfugge che sono collegate. E che sono alla base di tante lamentele di noi utenti della strada.
Capita infatti che per noi guidatori il federalismo abbia fatto capolino già nel '92, sotto forma di poteri ampliati per i Comuni, cui si decise pure di attribuire senza controlli i proventi delle multe comminate dai loro corpi di polizia.
All'insegna del federalismo pure l'attribuzione alle Regioni di parte del gettito (1992) e della gestione (1999) del bollo auto, con la creazione di venti archivi regionali, nessuno affidabile; quindi bolli pazzi a raffica come e più di prima e difficoltà a controllare il gettito (una settimana fa, assieme a Marisa Marraffino, ho condotto un'inchiesta da cui ho capito che quasi nessuna Regione controlla come si deve i pagamenti e sa com'è composto il proprio gettito, si va per inerzia).
Nel '98, poi, arrivò il federalismo stradale: l'Anas cedette oltre metà della propria rete (quella non di grande comunicazione) alle Regioni, che spesso girarono le competenze a Province e Comuni. Il tutto senza che ci fossero soldi per garantire una manutenzione un minimo decente. I risultati li vediamo ogni giorno e l'Anas sta cominciando a riprendersi pezzi di rete, nella speranza di riacquistare un po' del peso necessario per battere cassa con decisione nel confronti del Governo.
Nel 2001, infine, la riforma del Titolo V della Costituzione in senso federalista (varata dal Centrosinistra per arginare la pressione elettorale della Lega) ha portato un passaggio di competenze alle regioni che ha paralizzato la liberalizzazione della rete carburanti. Le conseguenze si vedono ancora oggi, anche se per onestà va detto che hanno pesato anche resistenze corporative. In ogni caso, ancora oggi abbiamo un Governo che s'interroga su come riformare per l'ennesima volta il settore, per far sì che i prezzi diminuiscano. Ma il suo compito è reso difficile dalla frammentazione territoriale delle competenze.
Eppure la politica e i giornali con essa parlano ancora allegramente di federalismo e decreti legge per far calarei prezzi di benzina e gasolio.