A prima vista, i dati sui bimbi in auto resi noti dall’Asaps la settimana scorsa dicono tutto: a loro per il 2009 ne risultano 57 morti in incidente, di cui più di metà viaggiava senza seggiolino. Un dato che ci fa vergogna (anche perché non sono tutti bambini poveri, ma anche figli di gente che spende pure 50-100mila euro in vetture lussuose teoricamente supersicure e poi dimentica o ignora questo fondamentale “accessorio”), che viene quasi sempre trascurato dalle cronache sui singoli sinistri e che per giunta è incompleto (le cifre definitive sono quelle dell’Istat, che sul 2009 si pronuncerà – si spera con meno buchi del solito – solo alla fine di quest’anno). Eppure ce n’è ancora da dire.
Prendete anche un genitore scrupoloso, di quei pochi che si dannano per insegnare al proprio bambino che l’auto non parte se non sono tutti allacciati. Gli capita di portare anche i nipoti o i compagni di scuola di suo figlio: i genitori-tassisti che scarrozzano pupi tra scuola, piscina, parco, ludoteca eccetera sono la norma. Con buona probabilità, gli “ospiti” saranno bambini che il seggiolino l’hanno usato solo da piccolissimi (e non per ragioni di sicurezza, ma per farli dormire più comodamente). Che accade in questi casi?
Semplice: spesso questi bambini non accetteranno l’inusuale disciplina che lo sventurato genitore cerca di imporre. L’unica soluzione sarebbe litigare con i cognati e con gli altri genitori per pretendere che rinsaviscano. Ma poi si lascia perdere: le convenzioni sociali in uso in Italia fanno sì che per queste cose si venga presi come minimo per apprensivi (se non per matti). Al più, si cerca una soluzione artigianale: il pupo recalcitra? proviamo a legarlo almeno con la parte addominale della cintura per adulti, facendogli passare la restante parte dietro la schiena. Tutto inutile. Certo, in caso d'urto gli eviteremo di venire ghigliottinato dalla parte alta della cintura, ma probabilmente non di scivolare sotto quella bassa, annullando ogni efficacia dell'improvvisato sistema di ritenuta. Il punto è che in un incidente non si può improvvisare: ci sono in ballo quantità di energia che pochissimi immaginano. E che, se possono distruggere pure la più sicura delle auto, figuriamoci cosa se ne fanno di una cintura messa male.
Poi, corna facendo, succede l’incidente. Il bimbo altrui muore. Oltre al dolore, si perdono punti, la patente viene sospesa e si va sotto processo, che si chiude quasi certamente con una condanna per omicidio colposo (se a bordo non vengono trovati seggiolini o emergono più bimbi che seggiolini, c'è poco da difendersi). Per una colpa che, a ben vedere, è altrui. Può andare meglio solo se il bimbo resta ferito: oltre alle minori conseguenze umane, c’è il fatto che giuridicamente il reato è quello di lesioni, per il quale si procede a querela di parte (cioè, nel caso specifico, solo se il genitore del bambino sporge denuncia). Sperando che il vero colpevole non abbia la faccia tosta di mettere nei guai il guidatore cui aveva sbolognato il figlio.