Me lo aspettavo e ve lo avevo scritto: la sentenza con cui a fine 2009 la Cassazione aveva bocciato i controlli automatici ai semafori era talmente sbagliata che nessuno avrebbe disattivato gli apparecchi. Ovviamente, comunque, il problema se lo sono posto tutti gli addetti ai lavori. E c'è stato che, per sicurezza, ha interpellato il ministero delle Infrastrutture. Che – come riporta il sito www.poliziamunicipale.it – ha risposto picche alla Cassazione, sia pure con una piccola bugia scritta – credo – a fini diplomatici.
Nella nota, datata 1° febbraio, si ribadisce quello che chiunque conosca un po' la materia sa: la Cassazione ha tenuto conto dell'assetto normativo precedente all'attuale, che risale all'estate 2003 ed è entrato a regime nel marzo 2004. Di qui la bugia: il ministero ha ipotizzato che il fatto cui si riferiva la sentenza in questione fosse antecedente. Un'ipotesi teoricamente possibile, tanto più che la sentenza era scritta in modo talmente sciatto da non riportare la data dell'infrazione.
Ma, nella pratica, è un'ipotesi che non sta in piedi: già il pomeriggio in cui si seppe di quella sentenza, assieme ai colleghi Andrea Carli e Marisa Marraffino, mi misi in moto per procurarmi gli atti della causa e analizzarli rapidamente. Scoprendo con grande sorpresa che invece l'infrazione era avvenuta sotto il regime attuale, che quindi la Cassazione stava contraddicendo. Di qui la grande evidenza che demmo alla notizia sul Sole-24 Ore del giorno dopo. Possibile che al ministero non lo abbiano letto? Sulla base dell'esperienza, direi di no. E allora, se hanno scritto di ignorare i dettagli della storia su cui su era espressa la Cassazione, probabilmente è stato per non bollare apertamente come ignoranti i supremi giudici.