L'altro giorno a Barberino del Mugello è scoppiato l'ennesimo scandalo sulla gestione urbanistica fatta da Giunte del Pd in Toscana. Tutto è stato scoperto dalla Polizia stradale che indagava sulla decisione, a prima vista inspiegabile, di spostare il casello autostradale. Una notizia, segnalatami da Paolo Giachetti, che dovremmo tenere a mente sempre quando guidiamo: se spesso le nostre strade sono costellate da limiti assurdi, è proprio per l'urbanistica sgangherata. Che non è solo il proliferare incontrollato di accessi da proprietà laterali messi dove capita, che vi ho denunciato altre volte. C'è pure altro. Per esempio, avete mai notato che ci sono curve in cui sembra mancare un pezzo?
Sono quelle curve che voi impostate e poi all'improvviso sembrano finire precocemente, tanto che se non state attenti vi ritrovate – secondo il tipo di strada e la direzione della curva – contromano, fuori strada oppure a invadere la carreggiata su cui dovreste immettervi dando la precedenza. Capita perché magari al posto dell'ultimo pezzo c'è un palazzo. Oppure perché – ma qui l'urbanistica non c'entra – su un vecchio tracciato è stato impiantato uno nuovo senza spendere tutti i soldi necessari per raccordarlo bene (per esempio, quando s'innestano una variante o una complanare).
Il risultato, comunque, non cambia. E ci si trova in difficoltà anche quando si va piano. C'è un solo rimedio: affrontare ogni curva seguendo la regola generale che s'impara nei corsi di guida sicura, cioè abituandosi a cercare sul lato interno della curva il punto di corda verso il quale stringere la traiettoria dopo essere entrati larghi. Visto che questo punto cade poco dopo metà traiettoria, quando ci arrivate dovreste vedere bene la fine della curva. A quel punto, prima di accelerare come si può fare anche forte se il punto di corda è stato calcolato bene, verificare la traiettoria che vi separa dal rettilineo, per capire se prosegue con curvatura costante o se stringe improvvisamente. Se stringe, manca un pezzo.