Di solito, i giornali attingono a piene mani dal Bollettino dell'Antitrust: tra pareri su operazioni societarie, apertura e chiusura di istruttorie e sanzioni anche a grandi aziende per pratiche commerciali scorrette, si trovano sempre notizie interessanti. Ma il Bollettino messo online il 1° febbraio (Scarica 2-10) ha avuto finora poca fortuna: sui principali giornali, ho visto solo una breve su caschi moto non omologati (ne parliamo nelle prossime ore in un altro post). Eppure una notizia ghiotta c'era: l'apertura di un'istruttoria contro i sette grandi costruttori nazionali di guard-rail (Fracasso, Imeva, Tubosider, Car, San Marco, Ilva Pali e Steam Generators, più nota col vecchio nome di Marcegaglia Building). L'accusa non è da poco: intesa orizzontale per restringere la concorrenza, influenzando l'intero mercato del settore.
Un'accusa che nasce da un'inchiesta penale della Procura di Trento su alcune gare d'appalto (ve ne scrissi un anno fa in questa stessa sezione). Ma dietro c'è una situazione che nel settore è ampiamente nota. Io stesso, che non sono proprio del ramo, ne venni a conoscenza nel 2002, l'anno prima che le sette aziende costituissero il consorzio Comast, che secondo l'Antitrust è stato lo strumento per addomesticare le gare pubbliche in modo da tenere alti i prezzi e spartirsi le forniture. Il tutto con aggravi di costi per le casse pubbliche o – in mancanza di risorse – con la rinuncia ad acquistare una parte dei guard-rail di cui ci sarebbe bisogno.
L'Antitrust si focalizza sul Comast, rimasto in attività dal 2003 al 2007. Ma indirettamente fa capire che ha perplessità sin dal '92, quando l'allora ministero dei Lavori pubblici varò le regole (Dm 223) per i guard-rail, peraltro ampiamente disattese dai gestori di strade. Tra esse, l'obbligo di omologazione nazionale presso lo stesso ministero, contrariamente a quanto accade "in Paesi europei quali - scrive l'Autorità – l'Inghilterra, l'Irlanda e l'Austria", dove basta la conformità agli standard internazionali UNI-EN 1317. L'Antitrust fa capire tra le righe che questa potrebbe essere una restrizione all'ingresso di produttori esteri, visto che il Dm 223 di fatto fa riferimento agli stessi requisiti UNI-EN, aggiungendo solo che il ministero deve verificarne la sussistenza sulla base di crash-test fatti in Italia, senza accontentarsi delle prove già fatte all'estero.
La questione è delicata. L'Antitrust ragiona sempre con la testa di chi bada al mercato, mentre un controllo in più non fa mai male alla sicurezza (lo vedremo più tardi anche nella storia dei caschi). Sia come sia, ora i sette grandi hanno 60 giorni di tempo per presentare la loro difesa. Poi l'istruttoria farà il suo corso. Dovrà concludersi entro il 31 dicembre.