La settimana scorsa "La Repubblica" ha "scoperto" che l'evasione fiscale viaggia in auto. Come? Contando che l'anno scorso in Italia sono state vendute 200mila auto di lusso, molte di più delle dichiarazioni dei redditi che riportano guadagni adeguati per acquistarle. La tesi è rafforzata ficcando il naso nei redditi dichiarati dai concessionari, che ufficialmente guadagnerebbero appena 50 centesimi per ciascun esemplare venduto. Tesi suggestive, per carità. Soprattutto per gente come me, che non ha particolari simpatie per i furbi (evasori, aziende che vogliono vendere a tutti i costi eccetera). Ma sono tesi che non stanno in piedi (e se lo dico io…).
Infatti, di quelle 200mila auto, 180mila sono Audi, Bmw e Mercedes. "La Repubblica" ne approfitta per far notare che per questi marchi tedeschi di prestigio la sibaritica e fiscalmente infedele Italia è uno dei primissimi mercati di sbocco. Ma basta scendere in strada per vedere che il grosso delle vendite italiane di quei costruttori è costituito non da berlinoni e suv con motoroni plurifrazionati, ma da A4, Serie 3 e Classe C con motori quattro cilindri da due litri. Insomma, roba da 50mila euro al massimo, contro i 100mila che il quotidiano calcola essere il prezzo medio delle auto di lusso vendute in Italia (com'è stata calcolata la media?). Le tedesche supermotorizzate sono la regola in posti come Dubai e Hong Kong. Che però non hanno 60 milioni di abitanti come l'Italia e quindi non figurano tra i loro mercati di sbocco più vasti.