Che ci fa l'Antitrust a multare Regione Veneto, Anas e Società delle autostrade di Venezia e Padova per il maxi-ingorgo del primo agosto scorso sul Passante di Mestre? La notizia (apparsa sull'ultimo bollettino dell'Autorità http://www.agcm.it/agcm_ita/BOLL/BOLLETT.NSF/0ef77801432afc41c1256a6f004d522a/8ab3ccb556f3b5c2c12576af003561d0/$FILE/52-09.pdf) è passata quasi sotto silenzio, soprattutto in confronto al grande clamore che ci fu all'epoca dei fatti e all'importanza del Passante per il sistema italiano ed europeo dei trasporti. Ma è importante. Non solo in sé e per sé, ma anche perché traccia una strada potenzialmente dirompente in un sistema bloccato da decenni: quello delle autostrade, dove il controllore (l'Anas, che per conto dello Stato le affida alle società concessionarie) è anche controllato (l'azienda statale delle strade non solo gestisce da sempre la Salerno-Reggio, mezza rete siciliana e la Roma-Fiumicino, ma da poco è entrata in società con le Regioni per le nuove arterie del Nord). Ironia della sorte, ciò accade proprio quando l'Anas ci sta dando sotto con i controlli (si veda l'ultima audizione del presidente Pietro Ciucci al Senato Scarica Audizione Anas sicurezza stradale).
Dunque, qual è il grimaldello che ha consentito di superare il blocco?
Vi sembrerà incredibile, ma è lo stesso che ha consentito alla stessa Antitrust di multare la Renault per l'incompletezza della sua pubblicità sulla garanzia aggiuntiva: il Dlgs 146/07, che ha introdotto nel nostro giovane Codice del consumo (titolo terzo) la nozione di pratica commerciale scorretta. Si definisce così il comportamento di un'azienda che influisce in modo indebito sulle scelte di acquisto dei consumatori e l'Antitrust ha applicato il concetto pure alle scelte degli utenti autostradali: se nessuno li informa che c'è una coda pazzesca sul tratto verso cui stanno viaggiando, è chiaro che loro "acquisteranno" (col pedaggio) la percorrenza di tale tratto senza preoccuparsi di trovare un itinerario alternativo.
Per dimostrare questa tesi e infliggere così multe di 150mila euro alla Cav (che gestisce il Passante ed è controllata alla pari da Anas e Regione Veneto) e alla Venezia-Padova, all'Antitrust è bastato farsi esibire i brogliacci dei centri operativi autostradali e le informazioni da questi diramate all'utenza (tramite bollettini radiofonici e pannelli a messaggio variabile): ne è emerso che i gestori sapevano della situazione di grave congestione e la seguivano in tempo reale, ma non la pubblicizzavano se non in modo vago e/o intempestivo. Particolare non secondario: nonostante si sapesse che quell'area è nevralgica (e lo è ancor più durante l'esodo estivo), mancava un piano di assistenza agli utenti intrappolati sotto la canicola.
Nel suo provvedimento (che poi vedremo se sarà impugnato al Tar del Lazio), l'Antitrust adotta la linea dura, per due motivi.
1. Innanzitutto perché ribalta la difesa dei gestori: loro si sono giustificati dicendo che l'ingorgo del primo agosto era stato imprevedibile e occasionale, tanto che una settimana dopo a parità di traffico i disagi sono stati minori, ma l'Autorità deduce che l'8 agosto le cose andarono meglio proprio perché vennero prese contromisure dopo il caos di una settimana prima, che peraltro non era imprevedibile dato che i volumi di traffico dell'esodo estivo sono noti, così come la criticità dello sbocco del Passante sulla Venezia-Trieste (da cinque corsie - le tre del Passante e le due della Tangenziale di Mestre - si passa a due appena).
2. L'Antitrust argomenta che gli utenti potrebbero scegliere percorsi alternativi nonostante ciò in quella zona del Veneto sia vero solo in parte e in teoria. Infatti, come in quasi tutta la Pianura Padana, non c'è una viabilità ordinaria in grado di assorbire il traffico di lunga e media percorrenza quando le autostrade vanno in tilt, perché appena si esce dalle autostrade stesse ci si ritrova perlopiù su statali e provinciali costellate di aree industriali e centri abitati, per cui ci si ritrova in condizioni di marcia praticamente o prettamente urbana.