La notizia della mamma multata mentre correva dalla figlia morente (si veda il post precedente) e uno degli ultimi post di Paoblog (http://paoblog.wordpress.com/2010/01/18/lo-scusario-dellautomobilista/
) hanno scatenato un po' di commenti. Tra cui quelli che descrivono situazioni contrarie: vigili o agenti che, pur vedendo infrazioni, non agiscono oppure scelgono di multare i trasgressori apparentemente più "simpatici" con sanzioni inferiori (in pratica, si verbalizza falsamente che c'è stata un'infrazione più lieve di quella reale o che è stata commessa una sola violazione anziché una pluralità). Magari a volte così si suscitano proteste di altri utenti, come accaduto la scorsa settimana all'ospedale di Empoli, dove le auto dei medici ostruivano l'area antistante il pronto soccorso e non sono scattate multe perché si è ritenuto che i sanitari fossero in stato di necessità per tutta la giornata.
Tutto ciò ripropone vecchie discussioni tra chi vuole tolleranza e chi vuole rigore. La verità è che ci vogliono entrambe le cose ed è necessario distinguere bene quando ci vuole l'una e quando l'altra. Tracciamo il confine, dicendo qualche verità scomoda che nessun uomo in divisa può affermare pubblicamente.
Molti agenti italiani sono cresciuti con un insegnamento fondamentale: "Voi siete dei piccoli giudici" oppure "I primi giudici siete voi". Significa che le norme (non solo il Codice della strada) devono per forza di cose essere astratte (non si può prevedere un caso particolare per ciascun cittadino) e ciò le rende rigide, con conseguenze talvolta sproporzionate rispetto alla gravità del comportamento che puniscono. Alcune volte, per chiudere la strada a tutte le possibili furbate, il legislatore ha scritto norme impossibili da rispettare e far rispettare in certe condizioni di contesto (il caso più classico è quando ci sono disordini in stadi o nelle piazze). A tutto questo c'è un solo rimedio: un agente che si gira dall'altra parte, che dialoga col trasgressore o che punisce alcune cose trascurandone altre. Teoricamente è omissione di atti d'ufficio, ma nessuno avrà interesse o possibilità di dimostrarne la sussistenza. E, soprattutto, di fatto non è altro che il buonsenso necessario a tenere assieme tutto.
Noi siamo cresciuti in decenni di questo buonsenso, che è stato applicato sempre di più e non di rado a sproposito: per esempio, anche di fronte a infrazioni gravi, gli agenti a volte non se la sentono di punire persone dall'aspetto dimesso, temendo di rovinarle economicamente (anche perché gli stipendi dei tutori dell'ordine sono tali da far scattare la solidarietà tra povericristi). E poi, chi l'ha detto che chi è stato beccato oggi e viene lasciato andare con un semplice "non lo faccia più" non abbia già ricevuto lo stesso trattamento ieri? A quel punto, si convincerà che si può fare di tutto senza essere multati.
Il risultato di tutte queste cose è che il buonsenso è stato percepito come lassismo. E – almeno nella circolazione stradale - dove c'è lassismo la trasgressione dilaga.
A un certo punto, per alcune infrazioni accertabili in automatico, si è puntato decisamente sugli apparecchi, che costano meno e rendono più degli agenti. Qualcuno lo ha fatto per aumentare la sicurezza, altri per istituire tasse occulte che, almeno all'inizio, in quanto occulte non fanno perdere consenso elettorale. Così si è arrivati alle proteste contro i controlli automatici, portate avanti sia da gente in buona fede sia da trasgressori sempre impuniti che semplicemente non hanno capito che chi commette un'infrazione va sanzionato e basta.
Anche quando non c'è la volontà di fare cassa, di fronte a un'infrazione registrata da un'apparecchiatura automatica, nessun agente o comandante può annullare la multa, salvo che non sia chiaro che c'è stato un malfunzionamento palese del rilevatore o un'infrazione inevitabile (per esempio, un sorpassometro fotografa anche chi si sposta a sinistra per evitare ostacoli sulla carreggiata, ma lì sta agli agenti che vedono le foto annullare tutto ancor prima di spedire il verbale.
Queste sono situazioni che raramente accadono, comunque. In tutti gli altri casi, si è davanti a infrazioni che sussistono e le forze dell'ordine non possono chiudere un occhio: qui l'omissione di atti di ufficio sarebbe ben dimostrabile. Dunque, chi ha da eccepire (per esempio che stava trasportando un ferito in ospedale) deve rivolgersi al prefetto o al giudice.