“Abbiamo pochi soldi per la manutenzione”. L’Anas smentisce se stessa

C’è un tempo per dire che tutto va bene e uno per lamentarsi. Anche se la situazione resta uguale. Ce lo insegna Pietro Ciucci, il presidente dell’Anas. Quasi un anno fa, rispondendo a una polemica della Fondazione Guccione, aveva smentito che la manutenzione delle strade è trascurata. Lo scorso ottobre mi ha rilasciato un’intervista in cui ha aggiunto che l’attività di manutenzione “prosegue con grande slancio”. Uno slancio che pochi giorni dopo, il 3 novembre, ha confermato davanti ai senatori della commissione Lavori pubblici impegnati nelle interminabili audizioni sul Ddl sicurezza stradale ( Scarica Audizione Anas sicurezza stradale ); ma lì Ciucci ha aggiunto che tutto avviene “pur in presenza delle ridotte risorse finanziarie disponibili”. Apparentemente, un colpo di scena. In realtà, Ciucci si era lamentato delle scarse risorse anche nella sua precedente audizione, in primavera. Perché questi slalom verbali?

Evidentemente dipende dall’interlocutore (e d’altra parte è una caratteristica tipica delle persone importanti, le cui parole sono sempre molto attese dall’uditorio e quindi vengono sempre soppesate bene prima di essere pronunciate). Di fronte al pubblico si evita di far polemiche, anche per non attirare l’attenzione su un problema di casa propria (anche quando è un problema che non dipende dalla propria volontà, perché comunque si può essere chiamati a risponderne, sia “politicamente” sia davanti alla magistratura). In occasioni pubbliche ma sostanzialmente riservate come le audizioni parlamentari (i cui resoconti vengono letti solo dagli addetti ai lavori) ci si sbottona di più, perlomeno su argomenti sui quali la polemica politica non è calda e quindi verosimilmente non uscirà dall’ovattata sala della commissione.

Sono convinto che in questa specifica occasione sbottonarsi in commissione servisse a due scopi precisi, dettati proprio dal Ddl su cui Ciucci era stato chiamato a dare il parere dell’Anas: mettere le mani avanti rispetto all’articolo che imporrebbe un piano di interventi di adeguamento delle strade esistenti alle norme di sicurezza e appoggiare l’altro articolo che toglierebbe ai Comuni il grosso dei proventi delle multe per darlo agli enti proprietari. Forse c'era un ulteriore scopo: mandare un segnale rassicurante alle imprese del settore manutenzione, che di lì a pochi giorni avrebbero esternato il loro malcontento al convegno "Mai più strade maltenute", in cui non a caso Assosegnaletica ha poi invitato l'Anas a focalizzarsi sulla manutenzione e i gestori autostradali a scegliere fornitori di guard-rail e segnaletica che abbiano tutte le certificazioni di qualità imposte dalla legge.

Ciucci ha rafforzato le proprie argomentazioni citando tutte le iniziative Anas in corso, che effettivamente sanno di rivoluzione: dal piano per la messa in sicurezza delle gallerie della Lombardia alla sperimentazione di un sistema tipo tutor a partire dall’estate prossima su Aurelia (tratto laziale), Romea e Domiziana. Iniziative limitate territorialmente proprio dalle scarse risorse, che diventano ancora più scarse se si pensa che sono in corso altri progetti meritori ma forse non strettamente necessari (la messa in piedi di centri regionali per l’informazione capillare e in tempo reale sul traffico – trascurata per decenni – e la progettazione di un guard-rail che non uccida i motociclisti – su cui credo sia lieta di cimentarsi pure l’industria privata -).