Sono reduce da un giro in autostrada attorno a Parigi. Il solito traffico intenso (un po' meno del nostro attorno a Milano) e ordinato (un po' più del nostro). Che scoperta, direte voi. E invece qualcosa c'è di nuovo: che lì non si sono fatti contagiare dalla moda italica di mettere sui camion luci e scritte luminose di tutti i colori purché vietate (come vi scrivo da un anno, quelle più gettonate sono dello stesso blu-violetto dei lampeggianti più recenti delle forze dell'ordine, giusto per creare più scompiglio).
A inizio estate vi avevo già raccontato che i camionisti italiani spengono tutto quando arrivano in Svizzera, dove li multerebbero di sicuro (e non per sentito dire: parlai col comandante della polizia cantonale, che li aspetta al varco). Ora arriva un'altra conferma.
Ma l'aspetto più ridicolo della questione è che i camionisti si lamentano sempre per il caro-gasolio, tanto che quando il Governo non glielo riconosce ci bloccano il Paese. Senza contare l'attenzione maniacale ai consumi con la quale scelgono modello e allestimento del camion che acquistano e tutti i mille accorgimenti di guida che adottano (ne sono possibili molti più che con l'auto). Cose sacrosante, soprattutto vedendo come si stanno accapigliando a Copenaghen per ridurre le emissioni di CO2 (direttamente proporzionali ai consumi). Ma poi gli stessi camionisti mandano in fumo un po' del risparmio trasformando i loro mezzi in alberi di Natale circolanti: non per il costo in sé, ma per l'aumento di consumo che causano. Certo, è un aumento lieve. Ma è lieve come il beneficio di alcuni accorgimenti che usano con dedizione. E poi ricordiamoci che qualcuno si mise a protestare per i maggiori consumi quando Lunardi impose di accendere gli anabbaglianti di giorno.