Cerchiamo di ragionare. Da ieri sta facendo discutere l’accordo politico per introdurre nel Codice della strada il divieto di fumo alla guida, nell’ambito della tornata di modifiche in corso (il Ddl “ritardatario” di cui vi scrivevo nel post di un paio di giorni fa). La discussione nasce dal fatto che la cosa viene percepita dalla gente come una novità assoluta (su questo di solito puntano i politici in cerca di visibilità nello scegliere le iniziative da intraprendere) e viene amplificata dal fatto che la notizia è stata data in prima pagina dal “Corriere della Sera”, accompagnata da un commento nientepopodimenoché di Pierluigi Battista, che di solito scrive editoriali su argomenti politicamente ben più rilevanti (almeno per quella che è la scala di priorità dei principali media italiani, cioè dell’informazione mainstream) e così anche su una “banale” questione di sicurezza stradale scomoda concetti alti (e tecnicamente poco pertinenti) come quello di libertà. Ma a me il divieto di fumo alla guida non sembra una novità tanto clamorosa, anzi mi pare che almeno in parte sia fumo negli occhi. Sostanzialmente per tre motivi.
- Anche oggi – e da sempre – chi fuma mentre guida può essere multato: l’articolo 141, comma 2 del Codice stabilisce che “il conducente deve sempre conservare il controllo del proprio veicolo ed essere in grado di compiere tutte le manovre necessarie in condizione di sicurezza”. La norma si riferisce specialmente (e viene applicata prevalentemente) in relazione alla velocità, per punire chi sgomma o sbanda (circostanze da cui si desume che non ha mantenuto il controllo del mezzo). Ma nulla vieta di usarla contro chi fa una qualsiasi cosa impedisca il corretto uso delle mani, tenendole sul volante o sul manubrio: dal mangiare un panino o bere un sorso d’acqua (eppure da una decina d’anni i portabicchieri e portabottigliette sono di serie su quasi tutte le auto) al tenere il braccio fuori dal finestrino, dall’aggiustarsi lo specchietto al fissare il sedile troppo lontano, fino – appunto – all’accendersi una sigaretta e/o tenerla in mano tra una boccata e l’altra. Contro chi telefona no: in questo caso c’è già una norma apposita. La vera novità del divieto di fumo sta nelle sanzioni: l’articolo 141 è pressoché innocuo, perché prevede solo una multa di 38 euro, mentre la modifica che sta per essere proposta al Senato parla di 250 euro (raddoppiati se ci sono minori a bordo) e decurtazione di cinque punti patente. Inoltre, per poter applicare l’articolo 141, è necessario dimostrare che in qualche modo il conducente ha avuto difficoltà a controllare il veicolo. Tanto che viene fatto scattare in prevalenza dopo un incidente (che dimostra di per sé la perdita di controllo), mentre negli altri casi – per evitare contenziosi – un bravo agente descrive sempre sul verbale gli elementi di fatto (come stridio di gomme, eccessivo rollio, brusca deviazione eccetera) che gli hanno fatto percepire un errore di guida. Con la nuova norma, da quanto pare di capire, per far scattare le sanzioni basterebbe accertare che il conducente stia fumando.
- Questa è però la classica infrazione poco visibile da un agente che sta a bordo strada, per cui non ci sarebbe da aspettarsi una feroce repressione. E non mancherebbero i furbi che terrebbero lo stecco di liquirizia o il lecca-lecca vicino rispettivamente al sigaro e alla sigaretta, pronti ad argomentare che in bocca o in mano avevano gli uni e non gli altri. Per quello che abbiamo detto appena sopra, liquirizie e lecca-lecca sono anch’essi punibili, ma solo con l’articolo 141, quindi con multa lieve e necessità di dimostrare la perdita di controllo e pertanto alla fine converrebbero rispetto ai prodotti da fumo. Bisognerebbe poi capire come classificare le “false sigarette”, cioè gli aggeggi che talvolta aiutano chi vuol smettere di fumare. In ogni caso, vedo ampi margini di trasgressione della nuova norma.
- Se anche diventassero tutti ligi, non è detto che si avrebbero effetti portentosi sulla sicurezza come quelli che fanno balenare i promotori del divieto citando studi secondo cui accendersi una sigaretta richiede di distrarsi dalla guida per ben quattro secondi (che in autostrada, rispettando i canonici 130 all’ora, equivalgono a percorrere quasi 150 metri senza rendersi conto di dove va il veicolo e di cosa succede sulla strada). Infatti, nessuno è in grado di dire quanti incidenti causi davvero la “distrazione da fumo” e infatti i promotori del divieto citano solo le statistiche dei sinistri attribuiti alla guida distratta, senza ricordare che esse sono un calderone in cui confluiscono varie cause (dall’armeggiare su navigatori e autoradio sempre più complicati al farsi ammaliare da una biondona riprodotta su una pubblicità abusiva, fino al farsi traviare dalla solita pessima segnaletica italiana). Senza contare che chi si concede una sigaretta mentre è da solo in auto lo fa anche per sentirsi “meglio”, magari dopo ore di permanenza in un luogo pubblico dove c’è già il divieto; io non ho mai nemmeno tenuto in mano una sigaretta in vita mia, ma immagino che quest’ulteriore astinenza possa innervosire queste persone, rendendo la loro guida più rischiosa sotto altri aspetti.
P.S.: ho avuto di confrontarmi con un dirigente dell'Aci molto gentile, disponibile e fattivo (la proposta di mettere al bando il fumo viene proprio dall'Aci). Mi ha confermato quanto scritto in un comunicato Aci di qualche settimana fa: loro sono scesi in campo perché ci sono statistiche internazionali che dimostrerebbero che il fumo è la maggior causa di distrazione dalla guida. Resto tuttavia perplesso: non abbiamo dati sull'Italia (dove per esempio mi aspetto che il telefonino incida più della media).