Dall'altro giorno la Guardia di finanza di Lecce ha in mano una patata bollente: Giovanni D'Agata, il vulcanico avvocato salentino che si occupa di tutela dei consumatori per l'Italia dei Valori, ha depositato un esposto in cui chiede di vederci chiaro sulle spese di notifica dei verbali d'infrazione al Codice della strada. La questione, in effetti, è delicata: l'articolo 201 del Codice della strada si limita a dire che a carico del trasgressore vanno tutte le spese di notifica. Quindi all'organo di polizia basta quantificarle e farle pagare a pie' di lista. Col risultato che ci sono molte differenze da un organo all'altro: c'è chi chiede 15 euro e chi il doppio (a parità di tipo di notifica).
D'Agata (e non solo lui) fa capire che dietro queste differenze c'è qualcosa di marcio. In effetti, a volte i Comuni si affidano a società private specializzate, che non eccellono per economicità (e a volte vanno pure sotto inchiesta per "autovelox truccati" e cose del genere). Ma attenzione: a volte i sospetti sono solo frutto di calcoli fatti male: il fatto che i Comuni che notificano in proprio fanno pagare di meno è dovuto alla loro "miopia gestionale". Infatti, si tende a caricare solo i costi diretti (carta, spedizioni, sviluppo foto, ricerca al Pra), senza considerare il costo del lavoro del personale impiegato (che potrebbe stare più utilmente in strada a far eprevenzione e repressione), che invece è compreso nella parcella delle società private.
Sono questioni su cui tra gli esperti ci si arrovella da tempo e che non trovano risposte soddisfacenti nella formulazione del Codice della strada. Anche perché la norma è figlia della contabilità pubblica, che non considera i costi occulti. E' lo stesso principio per il quale si tagliano fondi alla sicurezza stradale per risparmiare, fingendo di non sapere che quel risparmio rischia di essere vanificato del tutto dalle spese necessarie a curare i feriti ed elargire pensioni agli invalidi della strada.