L'altro giorno, nella foga di scrivere subito un commento sulla direttiva ministeriale sui controlli di velocità mentre ero ancora alle prese col trasloco del mio ufficio (un esodo biblico, date le dimensioni del mio archivio), mi è sfuggita un'altra bufala importante presa dai miei colleghi: non è affatto vero che il coordinamento delle attività sia passato alla Polizia stradale.
O, meglio, la Stradale continua a essere una sorta di "prima inter pares", perché è lo stesso articolo 12 del Codice della strada che ne riconosce la specializzazione, tanto che il ministero dell'Interno espleta il potere di coordinamento delle attività delle forze dell'ordine sulla circolazione stradale (potere conferitogli dall'articolo 11 del Codice) attraverso circolari che di fatto sono scritte dagli esperti della Stradale e il Comitato nazionale della viabilità (che gestisce tutte le situazioni critiche per il traffico ed è presieduto dal direttore della Stradale), oltreché attraverso l'azione locale dei prefetti (che non a caso sono citati anche dalla direttiva ministeriale dell'altro giorno). Solo che la direttiva, come ben spiega l'amico vigile Giovanni Fontana nel commento che vi riporto di seguito, si limita a ribadire che la gestione delle apparecchiature di controllo (decidere dove e quando mettersi, accendere e spegnere l'apparecchio) deve essere effettuata dagli organi di polizia stradale, ossia – semplificando – da tutti quei corpi di polizia nazionali e locali che possono fare multe. Sì, perché la locuzione "polizia stradale" (con la "p" minuscola) è un'attività, che può essere svolta da tutte le forze dell'ordine, alcune con limiti, secondo quanto stabilisce l'articolo 12 del Codice. Il comunicato ministeriale che annunciava la direttiva non si perdeva a spiegare queste cose per principianti e i giornalisti (che sulla materia principianti sono, almeno in larga parte, esattamente come lo sono io su tutto il resto dello scibile umano) hanno abboccato. Complimenti! Ecco perché poi gli addetti ai lavori scrivono commenti come quello di Mariachiara nel post precedente o come questo di Giovanni Fontana sul sensazionalismo fuori luogo che ci contraddistingue, Un sensazionalismo che, contrariamente a quel che si può pensare, indica non solo la ricerca dell'audience e della copia venduta in più, ma anche ignoranza.
Ora capisco perché 15 anni fa, quando frequentavo la scuola di giornalismo, qualcuno mi diceva che il nostro compito è spiegare ciò che noi stessi non abbiamo capito. All'epoca era più una battuta. Oggi, col mondo che diventa sempre più complesso e le redazioni sempre più in balia di tagli, economie e pressioni varie, è una realtà quotidiana.
Essenziale il rapporto fiduciario fra automobilisti e divise della strada…
…così apre il proprio Editoriale il Nostro Presidente (A.S.A.P.S.),
Dott. Giordano Biserni: e come non dargli ragione!
Ma così si impone una nuova rilfessione a margine di una importante
Direttiva che, nella sostanza, ne sintetizza, migliorandole, altre ma
che, sostanzialmente, sono rimaste disattese.
Non è la prima volta che il massimo vertice della P.A. propone ed impone
alle Amministrazioni Locali di "darsi una regolata" nel fare in modo che
da una serie di accertamenti di violazioni al codice della strada, si
"risolvano" – si fa per dire – i bilanci comunali. Già è stato detto e
ridetto che l'accertamento in remoto delle violazioni dovrebbe
riguardare soltanto alcune strade e non tutte (soprattutto quelle dei
centri abitati), sì da costituire l'eccezione e non la regola sovrana di
taluni atti di accertamento.
Ciò non è stato e… vedremo se sarà.
Intanto, un certo tipo di giornalismo che corre dietro alla notizia, più
per richiamare l'attenzione degli utenti-consumatori, che non per dare
notizia, ha rappresentato in variopinto modo la direttiva del Ministro
Maroni sulla prevenzione ed il contrasto dell'eccesso della velocità
sulle strade. In buona sostanza è stato dato risalto alla vittoria
dell'Associazione Consumatori, sugli abusi degli Enti Locali e, non da
meno e con devastante azione deleteria alla buona immagine della polizia
locale, è stato stigmatizzato il ruolo della specialità della Polizia
Stradale, artatamente individuato come organo di controllo delle Polizie
Municipali d'Italia.
La Direttiva, diversamente, è indirizzata non già e non solo alla
SWpecialità Polizia Stradale della Polizia di Stato, ma a tutti "…gli
organi di polizia stradale elencati nell'art. 12 del C.d.S….", ivi
compresi i Corpi e Servizi della Polizia Municipale e la stessa Polizia
di Stato, quando non è inquadrabile nella specialità anzidetta.
E' opportuno chiarirlo, credo.
Ma credo con ciò che sia necessario andare oltre la precisazione
anzidetta, a tutela di buona parte di coloro i quali svolgono servizio
di polizia locale, perché se il giornalismo ufficiale ha voluto
descrivere la direttiva nei termini anzidetti, un motivo ci deve pur
essere e ridurre il tutto a mera speculazione della notizia, non sarebbe
corretto.
E quindi mi viene subito da pensare a quegli appartenenti alle polizie
locali (direi, piuttosto, ahimé, inseriti nei relativi organici) che già
da tempo hanno proposto, essi stessi, ai rispettivi amministratori,
l'acquisto o l'affitto delle macchinette atte a risolvere i bilanci
comunali; con ben poco dispendio di risorse umane, giacché nessuno
doveva stare in strada ed altri avrebbero provveduto a fare il c.d.
"lavoro sporco". Così è inziato quel tam-tam mediatico, reso noto dalle
civette di strada, se non dalle televisioni, mediante il quale le
amministrazioni locali rendevano noti ai propri cittadini i bilanci
previsionali che si fondavano sull'accertamento futuro dell'illecito.
Quindi, chi amministrava la cosa pubblica, anziché predisporre una
politica locale della sicurezza stradale, si esaltava nel prevedere
lauti introiti in ragione di un considerevole accertamento di violazioni
al codice della strada: quali violazioni? Quelle al superamento del
semaforo rosso, statisticamente idoneo a determinare sinistri stradali e
quelle relative al superamento dei limiti di velocità, statisticamente
idonei a determinare la gravità degli incidenti.
Trovo tutto ciò aberrante… ma questo giochino non cessa, sol se si
pensa a quello che viene fatto – anzi, che non viene fatto! – dei
proventi contravvenzionali di cui all'art. 208 del codice della strada
che, spesso e volentieri, anziché essere utilizzato per migliorare la
sicurezza stradale e la previdenza della polizia stradale, ancora una
volta, viene uticome generica risorsa economica per risolvere il
bilancio comunale.
Eppoi gli scandali degli ultimi tempi, non pochi accertatori semaforici
sequestrati (non solo da parte della specialità Polizia Stradale, ma
dalle stesse polizie municipali, nel loro ruolo di polizia stradale, non
propense ad accettare talune machiavelliche idee di propri "colleghi",
mai dimenticando che sotto la divisa c'è pur sempre un cittadino che
tutela e vuol essere tutelato dal suo Stato!), indagini su alcuni
soggetti della polizia locale… insomma, tutta una serie di iniezioni
di malessere che l'opinione pubblica e per tutti, le associazioni
consumatori hanno fatto ricadere su di una categoria che è ancora alla
ricerca di una propria identità morale, prima ancora che giuridica: la
polizia municipale.
Beh, la mia è solo una voce nel mucchio, una noce in un sacco, ma credo
di doverla esprimere con forza, affinché possa raggiungere la stragrande
maggioranza di quei Colleghi che fanno o cercano di fare il loro dovere,
con notevole difficoltà, perché è molto più semplice piazzare una
macchinetta gestita con estrema disinvoltura a mo' di slot-machine, che
piazzarsi in strada a ricevere gli improperi della gente.
Ma forse questo Ministro, finalmente, sta introducendo un cambiamento di
tendenza, creando i presupposti per mettere la tecnoclogia al servizio
degli organi di controllo e non la polizia stradale al servizio dei
fabbricanti e compiacienti fabbricanti di slot-machine; un cambiamento
che può diventare importante, allorquando i cittadini potranno guardarci
in faccia, magari per essere giustamente redarguiti, ma sempre
utilizzando il coraggio della ragione, piuttosto che la spudoratezza
dell'interesse privato.
Giovanni Fontana