L'argomento è di quelli che "tirano". Soprattutto a Roma, capitale delle multe pazze, delle cartelle pazze e dei furbi che non pagano le multe giuste. Così le settimane scorse i giornali romani hanno dato ampio spazio alla proposta dell'assessore comunale al Bilancio, Maurizio Leo, per una sorta di sanatoria. Dimenticando che un assessore comunale, per quanto famoso come Leo (prima pezzo grosso del ministero delle Finanze e poi parlamentare), può poco o nulla: un Comune non può autonomamente decidere di rinunciare a un incasso, pena un procedimento da parte della Corte dei conti. Occorre invece una norma dello Stato, che – certo – lo stesso Leo sta facendo inserire nella manovra estiva, ma senza quelle cautele che dovrebbero evitare il ripetersi ciclico dello stesso problema (non a caso, all'inizio di questo decennio ci fu una sanatoria e il fatto che si sia costretti adesso a rifarla la dice lunga). Occorre finalmente in piedi un sistema che evita a priori le cartelle pazze, per cui possono essere presentate come iniziative straordinarie per chiudere i conti col passato, altrimenti dall'indomani i furbi continueranno a non pagare perché sanno che prima o poi un ulteriore condono sarà inevitabile. Leo ha detto che sta lavorando alla soluzione definitiva: dovrebbe mettere in piedi una serie di collegamenti telematici tra Polizia municipale, Prefettura, uffici giudiziari e concessionario della riscossione, oltre a dotare tutti i vigili di computer palmari per scrivere i verbali. Per la verità, se ne parla da anni, cioè da ben prima che arrivasse lui. Ma il relativo maxi-appalto non è mai decollato. Vedremo se questa sarà la volta buona, ma sarebbe il caso di subordinare per legge la possibilità di concedere la sanatoria alla messa in funzione di un sistema di riscossione efficiente.
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