Stanotte leggevo qualche pezzo del libro bianco (http://www.irfnet.eu/en/position-papers/) con cui l'Erf (European Union road federation, associazione di costruttori di infrastrutture) suggerisce alla Ue quali accorgimenti imporre agli Stati per rendere le strade meno insidiose per i motociclisti. In sostanza, sono le stesse cose che ci diciamo da tempo: curve con ampia visibilità o comunque con andamento facilmente prevedibile, asfalto e guard-rail buoni, manutenzione adeguata. Poi, però, mi sono fermato a riflettere. Il punto è questo: continuiamo a chiedere strade "facili", che perdonino gli errori, ben sapendo che difficilmente le avremo. Sarà allora il caso che diventiamo buoni guidatori: se abbiamo una patente, dovremmo essere in grado di prevedere l'andamento di una curva cieca e percorrerla a una velocità adeguata alla visibilità. Il che, tradotto sulle penose strade italiane, significa guidare sempre con tanta attenzione e stare molto attenti alla velocità.
Cose che raramente facciamo: più spesso ce le prendiamo con limiti e controlli. Solo chi ha frequentato un corso di guida sicura fatto bene sa dove guardare mentre guida e come tenere le mani sul volante e si rende conto che in certe situazioni andare a 60 all'ora può essere la salvezza mentre già a 65 all'ora si va a sbattere (senza contare la differenza che fanno particolari trascurati come usura e pressione delle gomme e manutenzione di freni e ammortizzatori). Solo queste persone sono appagate dalla guida anche quando vanno piano: le soddisfa il fatto di aver individuato dove sono i pericoli e di aver quindi messo in atto tutte le misure preventive.
Per gli altri (la stragrande maggioranza) tutto questo è arabo e i potenziali pericoli scorrono via senza dare né preoccupazione né piacere: semplicemente non sono visti (fino al momento in cui non diventano pericoli in atto, ma a quel punto è troppo tardi per prevenirli e spesso non si ha nemmeno la preparazione per fare le manovre di emergenza che ridurrebbero le conseguenze dell'impatto).
Quando ero bambino, c'era molto più rispetto per tutto. Credo che i motivi siano fondamentalmente due:
– andavamo tutti meno di fretta (non avevamo telefonini, computer portatili eccetera, quindi si sapeva che se uno era in viaggio non era in grado di lavorare contemporaneamente e i ritmi erano calibrati di conseguenza);
– i veicoli erano più rumorosi e avevano tenuta di strada e stabilità nettamente peggiori, per cui anche a 100 all'ora sembrava di volare.
Poi i ritmi di vita e la tecnica dei veicoli si sono evolute, le strade sono rimaste indietro, con l'aggravante che il traffico e accessi e incroci sono aumentati. E' un po' come quello che si dice spesso nei bar riguardo al circuito cittadino di Montecarlo per la Formula 1. Perché ne parliamo al bar per il Gran Premio di Monaco e poi non lo capiamo per le nostre strade di tutti i giorni?