Camion/2 – La fatica di adeguarsi alle direttive e i buchi nei controlli

Oggi è iniziato alla Camera l'iter della legge Comunitaria 2008, che – tra le direttive Ue da recepire – contiene anche la 2008/68 sul trasporto delle merci pericolose: gli esperti prevedono che sarà una batosta economica per i piccoli trasportatori adeguare i propri mezzi (ben 9.800 sui 10.000 totali del settore) alle nuove disposizioni (per avere solo una piccola idea, leggete qui Scarica Tracciamento Adr Monza Research). Si sta invece ridimensionando il caos dei mesi scorsi sull'applicazione della direttiva 2007/38, che impone di cambiare gli specchi su moltissimi camion: non era chiaro quale documentazione fosse da presentare alla Motorizzazione per far approvare i nuovi specchi montati e i prezzi degli esemplari omologati erano alti, ma ora col passare dei mesi (e delle circolari della Motorizzazione) si va verso la normalità.

Cose che succedono ogniqualvolta c'è da adeguare il parco circolante a nuovi obblighi: pensate alle continue proroghe concesse dal 2003 ai mezzi pesanti che dovevano dotarsi delle strisce rifrangenti (sacrosante in un Paese dove i camionisti per dormire sono spesso costretti a fermarsi anche in semplici piazzole). Il problema più rilevante è che spesso poi si naufraga sui controlli.

Per esempio, un mese fa Anno Zero riportava i racconti di camionisti italiani sulla severità del francesi nei controlli su strada; da noi ormai da qualche anno si fanno anche un po' di controlli approfonditi, ma non abbastanza, perché occorrerebbe costituire tante squadre ad alta specializzazione. Ma chi sono gli specializzati? Gli stessi del caso-Massone di cui vi ho parlato mesi fa, che non hanno saputo nemmeno contare il numero di ruote di un camion e accorgersi che sopra ci doveva essere una gru che invece non c'era? O quelli che vanno a fare le revisioni dei mezzi pesanti nei paesi suscitando perplessità nei loro stessi assistenti? Le voci dei sindacalisti dall'interno parlano di scarsa formazione, al netto di episodi di malcostume che sono pur sempre successi. I vertici della Motorizzazione minimizzano: "Cose fisiologiche e limitate, chi le denuncia ha anche un po' di voglia di protagonismo".

Quello della specializzazione può diventare un tema cruciale se – come sembra – si arriverà in modo surrettizio a far revisionare anche i mezzi pesanti alle officine private. Da sempre la Motorizzazione ha nicchiato di fronte alle richieste delle associazioni delle officine, preoccupata che potessero ripetersi in questo delicato settore le stesse superficialità e irregolarità caratteristiche delle revisioni di auto e moto. Così tutte le proposte di legge spinte negli anni dalle associazioni si sono arenate. Ma ora è arrivata la direttiva comunitaria 2009/40, che si teme costringerà a fare i test con i camion carichi. Sarebbe la fine della Motorizzazione, che non ha attrezzature per effettuare i carichi nei propri piazzali: se qualcuno si presentasse col camion vuoto, sarebbe rimandato indietro. Si stanno cercando soluzioni alternative. Vedremo.

Se anche risolveremo il problema della specializzazione, resterà quello dell'efficacia delle sanzioni. Uno dei motivi per i quali i controlli italiani sui veicoli non sono temuti dagli stranieri è il fatto che talvolta la punizione più severa è il ritiro della carta di circolazione, che nel caso di un veicolo targato all'estero serve a poco: si può anche trasmetterla all'ufficio della Motorizzazione competente sul luogo della violazione, ma poi? Non ci sono meccanismi che allertino le autorità dello Stato di provenienza, per cui si può benissimo tornare in patria, denunciare lo smarrimento del documento ritirato e ottenerne un duplicato. Se ci fossero procedure Ue, visto che siamo in un mercato unico, sarebbe molto meglio.