Il 15 gennaio vi avevo scritto di un tenente della Guardia di finanza che aveva fermato in autostrada un automobilista in una posizione tanto pericolosa che poi è passato un camion uccidendo quest'ultimo. Me ne ero occupato anche a Mi Manda Raitre, per cui il tenente non ne era certo uscito bene. Già all'epoca, non prevedendo nulla di buono sul suo conto, i vertici della Finanza lo avevano trasferito in una sede tutt'altro che operativa: la scuola sottufficiali di Coppito, cioè l'unico edificio pubblico che ha retto in pieno al terremoto dell'Aquila del 6 aprile.
Sfortuna dopo sfortuna, si potrebbe dire per questo tenente. E invece il terremoto è stata un'occasione per rifarsi un'immagine: nell'ambito di quei riti un po' logori dei giornali locali (trattare di un argomento lontano esaltando i propri concittadini che vi sono coinvolti), "La Sicilia" di Catania ha intervistato un eroico tenente di Acireale che, giunto a casa per Pasqua da L'Aquila, è subito tornato indietro per prestare la sua opera nell'ambito dei soccorsi. Ovvio che la vedova dell'automobilista, intercettando questo articolo, si sia arrabbiata.
Francamente, per chi sta nelle forze dell'ordine, mi pare che aiutare una popolazione terremotata sia un dovere. Tanto più se – come in questo caso – si presta servizio in una zona non colpita dal sisma e si abita lontano, per cui non si ha da provvedere alle proprie emergenze personali. Tanto più ancora se – come mi risulta – nella Polizia stradale già meno di 12 ore dopo la scossa che ha causato il disastro erano già in servizio anche gli agenti locali. Dunque, il bravo (senza ironia, lo conosco e magari fossero tutti come lui) collega de "La Sicilia" si è fatto prendere un po' la mano dalla solita prassi che porta a montare le cose. In ogni caso, non poteva sapere che il tenente era in attesa di rinvio a giudizio (che poi è stato effettivamente disposto il 3 giugno) per una vicenda brutta come quella dell'autostrada. Sarebbe stato meglio se il militare non avesse accettato di comparire sul giornale. O se avesse giocato a carte scoperte col collega.