Questo scandalo c'è davvero. Contrariamente alla tanta panna montata che la stampa ha messo sopra le inchieste sui "semafori truccati", la notizia di stamattina sulle indagini sugli "autovelox truccati" ha un bel po' di sostanza. Anche se nelle notizie riportate ho letto non poche imprecisioni (addirittura si è scritto che gli apparecchi si chiamano Velomax anziché Velomatic) e sono ragionevolmente sicuro che chi era stato multato (e ora ha buone possibilità di vedersi annullate le sanzioni) aveva davvero superato i limiti.
La sostanza c'è, tanto per cominciare, perché l'azienda coinvolta nella vicenda (la Garda Segnale, di Desenzano) è una di quelle che fanno capo a un personaggio molto discusso già da una ventina d'anni. E' un ex segretario comunale che – fiutato evidentemente il business – è stato uno dei primi a proporre noleggi di apparecchiature, con materiale pubblicitario piuttosto esplicito sulle possibilità di introito per i Comuni che fossero diventati suoi clienti e sugli sconti che avrebbe praticato in certi casi. I noleggi sono più volte finiti nel mirino della magistratura e io stesso me ne occupai estesamente per la prima volta 13 anni fa esatti.
Ma che cos'ha combinato stavolta questo personaggio. Da quel che si è capito finora, fondamentalmente ha fatto risultare sui verbali spediti ai multati che i controlli di velocità erano stati effettuati in mezza Italia con due soli apparecchi (di modello Velomatic, che è ben diverso dall'Autovelox, peraltro) invece dei 40 di cui realmente disponeva (uso l'imperfetto perché la Guardia di finanza di Sala Consilina li ha sequestrati tutti). Qui si apre il problema del ruolo dei vigili urbani: redigevano loro i verbali accettando di dichiarare un numero di matricola falso dell'apparecchio oppure i verbali glieli faceva la Garda Segnale (o chi per essa) e loro nemmeno davano un'occhiata di controllo come legge imporrebbe? Non so quale delle due ipotesi sia peggiore.
In ogni caso, perché fare un imbroglio del genere? Semplice. Da qualche anno ci sono giudici di pace che richiedono la taratura dei misuratori di velocità, pena l'annullamento dei verbali. Per inciso, da un mesetto, per il Velomatic la taratura è obbligatoria perché questo modello è stato riomologato e il relativo decreto dirigenziale, come tutti gli altri emanati dal 2005 in poi, impone di effettuare questa operazione. Ogni taratura, se effettuata attraverso il costruttore del Velomatic (la Eltraff, che pare del tutto estranea alla vicenda-Garda Segnale), costa 790 euro più Iva. Capite bene che, sui bilanci della Garda Segnale, un conto è fare due tarature all'anno, un altro è farne 40. Ovviamente, nella speranza che nessuno si accorgesse dell'inghippo.
Insomma, la truffa ci dovrebbe proprio essere. Anche se, come al solito, i miei colleghi – non capendo bene come stanno le cose – si limitano a usare mozziconi di frasi dette dagli inquirenti davanti ai loro microfoni, che in quanto mozziconi hanno poco senso compiuto. Oppure non spiegano nemmeno dove starebbe, questa benedetta truffa, facendo indirettamente capire che consisterebbe nel solo multare la gente (rivedetevi il servizio del Tg1 di stasera). Altra cosa da chiarire è se è successa la stessa cosa con i Traffiphot, installati sempre dalla Garda Segnali (il Tg1 ha fatto vedere quello "record" di Camini, sulla pericolosa statale Jonica in provincia di Reggio Calabria, senza spiegare alcunché, se non il fatto che ha colto in fallo 13mila guidatori, il che di per sé non vuol dire assolutamente nulla).
In ogni caso, attenzione: tutto ciò non vuol affatto dire che i multati sono "innocenti". Infatti, se un misuratore di velocità funziona male, il più delle volte sono i suoi stessi apparati di autodiagnosi che se ne accorgono e lo mettono fuori uso. Certo, può sempre accadere che ci sia un difetto di taratura che contemporaneamente falsa le misurazioni e non viene rilevato in autodiagnosi, ma siamo in un ordine di probabilità minimo. Tanto più che, in quasi 15 anni chericevo quesiti da persone multate, non mi è mai capitato uno che sostenesse di andare a velocità inferiore rispetto a quella indicata sul verbale. Tranne pochi casi di erronea attribuzione dell'infrazione, cioè quando il multato "copre" nella fotografia il vero trasgressore e gli agenti che validano il fotogramma non sono sufficientemente coscienziosi o perspicaci.