Punto e a capo. Come ho cercato di spiegare nelle settimane scorse con scarso successo, le modifiche al Codice della strada tanto sbandierate un mese fa con l'approvazione dell'apposito Ddl in commissione Trasporti della Camera possono cambiare ancora: una settimana fa, la commissione ha ricevuto l'incarico di trattare il provvedimento in via legislativa, per cui potrà riemendarlo un bel po'.
Già che ci siamo, vi segnalo una cosa. Il testo attuale del Ddl contiene già qualcosa che va nella direzione di moralizzare il rapporto tra utenti, Comuni ed enti proprietari delle strade, imponendo a queste ultime due categorie di soggetti più vincoli nella destinazione dei proventi delle multe a reali finalità di sicurezza stradale. Ma, leggendo bene, si scopre che sarebbe meglio mettere qualche paletto ancora.
Per esempio, dove si fissa un minimo del 50% alla quota da destinare alle finalità più legate alla sicurezza e le si elenca, si cita giustamente la manutenzione stradale. Ma in Italia spesso la manutenzione si fa solo in base all'emergenza, senza che ci sia un piano. E questa è una delle ragioni principali delle condizioni pietose delle nostre strade. Non sarebbe male, quindi, nominare esplicitamente nel testo la "manutenzione programmata".
Si potrebbe poi intervenire anche nella parte del Ddl che – finalmente – impone agli enti proprietari di analizzare l'incidentalità della propria rete e predisporre interventi per eliminare i "punti neri". Il problema è che, come spesso capita in norme del Codice che riguardano questi enti, non c'è una sanzione vera per gli inadempienti. E allora perché non prevedere che gli tolgano la gestione della strada, un po' come a un guidatore si sospende la patente? Certo, c'è da elaborare una procedura per trovare subito un altro gestore provvisorio ed evitare che tale provvisorietà si trascini negli anni, come prevedibile. Ma, se non cominciamo a pensarci ora, non troveremo mai le soluzioni.