La verità sui semafori “truccati”

Certo, le multe sono nulle. Ma non mi arrendo: ho lavorato per una settimana sulla vicenda dei semafori-scandalo, che otto giorni fa ha portato addirittura all'arresto del progettista del famigerato T-Red. Il clamore mediatico ha scatenato anche articoli di puro costume, affidati da prestigiosi quotidiani a prestigiosi commentatori e vi confesso che in un primo momento mi sono sentito un fallito: per anni ho cercato di accreditare la tesi secondo cui in queste storie una buona parte di colpa ce l'hanno anche i guidatori e ora l'ondata di articoli scandalizzati per i semafori "truccati" mi travolgeva in pieno. Ma ho indagato un bel po' anch'io e resto delle mie opinioni, nonostante tutto. Ecco perché.

Il progettista del T-Red è finito agli arresti domiciliari perché, negli armadietti posti vicino ai semafori per far funzionare il sistema di rilevazione delle infrazioni, i Carabinieri di San Bonifacio (Verona) su delega della Procura veronese hanno trovato componenti diversi da quelli depositati al ministero delle Infrastrutture per ottenerne l'omologazione. Quindi quest'ultima non è valida per gli apparecchi che hanno operato su strada e le multe non valgono. I Comuni faranno bene a restituire i soldi appena la mancanza di omologazione verrà accertata definitivamente e poi si rivalgano su chi ha costruito e gli ha venduto o noleggiato il T-Red, senza aspettare che i cittadini li sommergano di richieste e ricorsi. Anche perché i ricorsi fatti secondo il Codice della strada, in teoria, non sono ammessi per chi ha già pagato. Ma tutto questo non toglie che molti dei cittadini nella sostanza sono comunque passati col rosso.

Infatti, contrariamente ai misuratori di velocità e ad altri rilevatori di passaggio col rosso meno sofisticati, se il T-Red "sbaglia" è possibile accorgersene a occhio nudo: c'è una telecamera che inquadra i veicoli e il semaforo, per cui si può sempre verificare se al momento del passaggio di un veicolo c'era davvero il rosso. E non esistono casi di gente multata quando è passata col giallo o col verde. Dunque, la difformità rispetto al tipo omologato non ha avuto effetti sul funzionamento del T-Red. Bisogna ancora capire definitivamente se la difformità sia dovuta alla fretta di omologare l'apparecchio (nel 2004-2005 il mercato era florido e questo mal si conciliava col fatto che il ministero prova i dispositivi con scrupolo, tanto che ci può mettere anche più di un anno prima di chiudere una pratica) per cui sarebbe stato depositato un prototipo provvisorio o al fatto che alcuni componenti trovati dai Carabinieri sono stati messi solo per adattarsi alle caratteristiche particolari di ciascun incrocio (per esempio, per adattarsi al tipo di impianto semaforico o per consentire di mettere la telecamera in una certa posizione, necessaria per inquadrare sia i veicoli sia il semaforo nonostante la presenza di alberi, cartelli eccetera). Nel primo caso, il progettista avrebbe violato la legge, nel secondo no. Vedremo che cosa diranno i giudici.

Si è scritto più volte che i semafori sarebbero stati truccati, abbassando il tempo di durata del giallo. In realtà, dalle indagini sta solo emergendo che su alcuni impianti tale durata è impostata sui quattro secondi, ma cronometrandola sul campo risulta inferiore di qualche decimo, talvolta anche di 8 (si arriva a 3,2). Ma questo può accadere su qualsiasi semaforo, perché l'omologazione di tali impianti riguarda solo colori e luminosità delle lanterne e non c'è alcuna garanzia sui timer. Inoltre, non risulta si sia mai scesi sotto i tre secondi, che per un veicolo leggero su una strada urbana ordinaria larga 5-6 metri sono considerati dal Cnr il minimo indispensabile (si è parlato di quattro secondi, ma questo vale solo per i mezzi pesanti). Insomma, ribadisco che molti sono stati multati perché ormai considerano il giallo come una parte integrante del verde e quindi non si fermano appena lo vedono scattare, ma proseguono e incappano nel rosso che arriva dopo tre secondi. Per questo, non è nemmeno rilevante che in alcuni casi dopo l'installazione del T-Red i tempi del giallo siano stati accorciati, perché comunque non si è andati sotto i tre secondi sufficienti a fermarsi a 50 all'ora su una strada stretta. Per dare maggiori garanzie ai cittadini, comunque, è bene che i vigili provino sempre a cronometrare la differenza tra il tempo impostato sul timer e quello effettivo.

Più antipatico il fatto che ad alcuni semafori sia stato abbinato il radar che fa scattare il rosso quando qualcuno va troppo forte. Ho spiegato il 13 ottobre 2008 sul Sole-24 Ore del Lunedì che sono illegali e pericolosi (lo dice il ministero). Ora aggiungo che istigano a passare col rosso, perché lo fanno scattare più di frequente, peraltro per colpa di un solo guidatore, mentre penalizzano tutti quelli che transitano nella sua stessa direzione.

Ancor peggio il fatto che, come dimostrammo sul Sole-24 Ore del Lunedì un paio di anni fa, risulta che uno stesso vigile ha verbalizzato centinaia di infrazioni in un solo minuto, segno che in realtà le immagini del T-Red sono state controllate e validate da privati (che non possono farlo). Insomma, i Comuni non demordono: vogliono incassare anche quando hanno pochi vigili e quindi non riescon a gestire le attività necesarie per verbalizzazione e notifica. Altro che la Stradale, che in piena onestà spegne i suoi apparecchi quando i suoi uffici s'ingolfano!

Pare invece che l'indagine giudiziaria non abbia toccato il fatto che a volte erano i noleggiatori a scegliere il semaforo da mettere sotto controllo (evidentemente in base più al numero di infrazioni che alla loro pericolosità). E invece dovrebbe farlo il Comune, in base alle statistiche sugli incidenti.

Insomma, le indagini hanno portato alla luce molti aspetti a dir poco criticabili. E so da altre fonti che qualcuno tra i coinvolti nell'inchiesta aveva comportamenti comunque poco etici (per esempio, faceva regali di valore ai comandanti delle Polizie municipali). Ma tutto questo attiene più alla regolarità degli appalti. Quanto a quella della guida dei cittadini, questi signori hanno solo sfruttato una tendenza a commettere infrazioni che tutti conosciamo e dobbiamo ammettere.

  • Giuliano Gavazzi |

    Maurizio e Alex, non sono sicuro di cosa parliate nel caso inglese. Le Junction Box non vanno assolutamente impegnate se non si è sicuri di poterle liberare (unica eccezione è la svolta a destra [leggi sinistra, nel continente]). Funzionano benissimo (non lo sa solo chi è stato all’estero facendo tre anni di militare a Cuneo…).
    La descrizione si può trovare su:
    http://www.direct.gov.uk/en/TravelAndTransport/Highwaycode/DG_070332
    alla regola 174. Quella pagina è un bell’esempio (ne potete trovare a gogo’ su http://www.direct.gov.uk/en/TravelAndTransport/Highwaycode/index.htm) di come si deve scrivere e illustrare un codice stradale, anche se non perfetto.
    Per inciso: trovarsi in un ingorgo in Inghilterra è comunque una perdita di tempo (inevitabile) ma non è un’esperienza stressante.

  • alexmrg |

    Risposta finale:
    Esattamente: quando un incrocio è bloccato o quasi l’unico modo per liberarlo è passare con il rosso (e non è nemmeno pericoloso, che sono tutti fermi o quasi); del resto non ci vuole molto a ingolfare un incrocio, basta “sbagliare” le fasi.
    Il caso inglese viene applicato in assenza di corsie di svolta e/o di accumulo ed in ciò sembra più efficace del sistema italiano, a prescindere dal favore o più o meno nostrano.

  • alexmrg |

    Risposta ulteriore:
    Molte Amministrazioni non hanno ben chiaro come il comportamento di un incrocio sia sensibile ai comportamenti dei Conducenti.
    Molti incroci risulterebbero completamente bloccati in ora di punta se i Conducenti non avessero comportamenti un poco “disinvolti” (ma questo le Amministrazioni fanno finta di non saperlo).
    Il problema emerge in particolare in concomitanza delle manovre di svolta anche con fase dedicata (in modo fortemente impattante con intersezioni/accessi ravvicinati).
    L’accumulo di veicoli in svolta (non individuati dal sistema automatico perché al traverso e dunque con targa illegibile) satura l’incrocio (o propaga la saturazione): la scelta dei restanti conducenti è quella di sgomberare comunque l’incrocio (con il rosso, intercettati dall’apparato) oppure di bloccarlo definitivamente (provocando ciò che nel linguaggio tecnico si definisce “unrecoverable crash”) se non si vuole essere intercettati.
    Mi sembra ovvio che, per quanto irregolare, la prima sia la soluzione più ragionevole e dunque la più praticata.
    Aggiungo che il codice inglese in tali casi prevede marcatura orizzontale di particolari aree di svolta: è proibito impegnare l’incrocio (anche con il verde) se esiste un veicolo fermo presente nella zona “marker”, segno che, evidentemente il problema esiste e (se lo si vuole) si può risolvere (ma non credo che sia questo lo spirito delle nostre Amministrazioni).
    [risponde Maurizio Caprino] Comincio a capire la situazione, però dobbiamo tenere conto che il sistema non sanziona chi ha oltrepassato la striscia di arresto col verde nemmeno se si ferma subito dopo causa traffico e riparte a rosso scattato. Verrebbe multato solo chi si butta nell’incrocio quando ha già il rosso e mi pare che questo comportamento, oltre che potenzialmente pericoloso, aiuti ad accorciare la coda nell’attestamento, ma aggrava la congestione nell’area d’intersezione, che a sua volta finisce col ripercuotersi anche sugli attestamenti. Ho capito bene?
    Quanto ai marker inglesi, francamente se dovessimo bloccarci prima della striscia d’arresto anche quando c’è un solo veicolo fermo nell’area tratteggiata, non ci muoveremmo più. Preferisco l’articolo 41, comme 9 del nostro Codice, che è molto più flessibile: semplicemente vieta di oltrepassare la striscia anche col verde, se le condizioni del traffico non danno la certezza di poter sgomberare l’incrocio prima che scatti il rosso. Certo, poi la flessibilità crea contenzioso e il contenzioso fa passare la voglia di fare multe…

  • alexmrg |

    Risposta:
    Il motivo principale era che le camere non inquadravano un accesso interferente in prossimità dell’intersezione semaforizzata e dunque dalle immagini non si poteva contestualizzare la manovra irregolare, che dunque sembrava una comune infrazione su una ordinaria intersezione.
    Preciso che anche in quella occasione gli Amministratori si giustificarono sui media (esattamente come Caprino) affermando che comunque l’infrazione c’era stata perché si era comunque avuto passaggio con il rosso (!!!).
    Per il fermo immediato, basta la postazione di agenti a valle del sistema automatico, con questo connesso (e non ditemi che non si può o che è costoso: si può fare tranquillamente al prezzo di una chiamata wifi) e se poi ci si trova in autostrada ricordiamoci che esistono le barriere di uscita e metterle in rete costa infinitamente meno che piazzare un tutor (a meno che pure la sicurezza la si voglia appaltare ai privati…)
    [risponde Maurizio Caprino] Ma può un accesso interferire al punto tale da costringere la gente a passare col rosso o da non consentire di accorgersi che è rosso? Lo domando prima di tutto per capire (non conoscendo il luogo specifico) e poi perché anch’io ho vicino casa un accesso con scarsissima visibilità, dove si verifica il contrario perché ci sono due semafori ravvicinati. Il primo serve a fermare il traffico per consentire l’immissione dall’accesso e viene sistematicamente ignorato, creando pericoli continui per i condomini che devono immettersi. Capisco che sarebbe stato meglio rendere a chiamata il primo semaforo e che nelle ore di punta oltrepassarlo significa accorciare la coda restrostante, ma si passa anche quando non c’è un cane e il secondo semaforo è rosso anch’esso, per cui l’infrazione non fa guadagnare nemmeno un secondo, resta una scorrettezza fine a se stessa e rischiosa.
    Quanto al fermo immediato dei trasgressori, mi piace molto l’idea di farlo ai caselli (in autostrada è l’unico modo possibile), ma forse non è chiara la drammaticità della situazione-organici della Polstrada: lo sapete che di sabato sera (dico sabato sera) ci sono intere province dove gira una sola pattuglia (e talvolta nemmeno quella)? Infatti, non è un caso che si siano spesi soldi per omologare anche il sorpassometro: così lo si può far funzionare anche quando non ci sono agenti da mettere ai monitor di controllo, perché con l’omologazione è possibile registrare le immagini e poi farle validare in un secondo momento, quando c’è qualcuno disponibile. E poi avere sistemi completamente automatici (i cui limiti ho ammesso anch’io, prima di tutto il fatto che chi ha i soldi paga la multa e via, tanto non viene identificato e quindi non rischia la patente) consente di liberare pattuglie per fare altri controlli “manuali” (per esempio, sui tir) che altrimenti non si potrebbero fare se gli agenti aspettassero i velocisti ai caselli (che tra l’altro sono un po’ troppi per poter essere presidiati in numero significativo).

  • alexmrg |

    Replica:
    Iniziamo con l’autotutela: vero il caso di Sesto Fiorentino, ma di rimando vi cito il caso di Settimo Torinese ove il posizionamento dell’apparato amplificava artatamente le infrazioni e non si è avuta alcuna autotutela (l’apparato è stato poi riposizionato correttamente per intercettare i veri passaggi con il rosso solo dopo una quasi-rivoluzione popolare; in realtà l’errore dell’Amministrazione comunale è stato quello di colpire in prevalenza i residenti: se ciò non fosse avvenuto, non si sarebbe mai potuta individuare l’anomalia e questo la dice lunga sull’approccio degli Enti proprietari).
    Dunque ad ogni citazione a favore ne potrei individuare una a sfavore: ma non è questa sterile schermaglia che ci individua il problema.
    Sono assolutamente d’accordo con Caprino per quanto riguarda l’indisciplina dell’italiano al volante (e le relative sanzioni) ma ciò non può e non deve diventare uno stereotipo per giustificare comportamenti incontrollati e (molto peggio)incontrollabili, se non fraudolenti, degli Enti proprietari, verso i quali, francamente, Caprino sembra troppo indulgente; basterebbe pochissimo per rendere trasparente ed equo il sistema: se non lo si è ancora fatto, un qualche motivo non confessabile evidentemente ci deve essere.
    Il merito della questione, poi, si riferisce alle politiche: si può fare vera sicurezza intercettando subito i comportamenti pericolosi (si può fare benissimo, solo che lo si voglia e non si sollevi l’alibi dei costi) e sanzionarli anche in modo pesante, se necessario (mi trovate assolutamente d’accordo).
    Oppure si può fare terrorismo con sanzioni a pioggia (comprese quelle che rientrano nella variabilità oggettiva della condotta di marcia, che poi vere infrazioni non sono ma solo irregolarità non significativamente pericolose) sperando che il traffic-calming che ne consegue induca un livello di sicurezza più elevato.
    Gli Enti proprietari preferiscono questo secondo metodo non perché garantisce più sicurezza, ma solo perché consente più introiti: e questo è vero merito.
    [risponde Maurizio Caprino] Esattamente come avevano piazzato l’apparecchio a Settimo Torinese? Com’è possibile “fare vera sicurezza intercettando subito i comportamenti pericolosi” non spendendo risorse comunali?

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