Come spesso capita quando leggo una notizia, sono rimasto nel dubbio: è andata davvero così oppure il collega che l’ha scritta non ha capito bene? O, ancora, si è espresso male? Fatto sta che mi pare doveroso scrivere anch’io qualcosa: quella notizia l’avrete vista in molti e avete diritto a una spiegazione. La notizia è quella delle targhe truccate artigianalmente con cui non pochi furbi s’illudono di sfuggire al Tutor e ad altri controlli automatici. L’ha messa in prima pagina Repubblica, martedì 9 dicembre.
In mezzo all’articolo, si citava il caso di una signora che, pur avendo una Panda, risultava essere stata beccata mentre andava a 190. Era chiarissimo che l’infrazione era stata commessa con un’auto ben più potente, la cui targa era stata modificata e appariva uguale a quella della signora. Ma, proprio perché la cosa era chiarissima, bisogna chiedersi perché alla signora il verbale è arrivato lo stesso (come pare di capire dall’articolo).
Infatti, ogni fotogramma che documenta un’infrazione dev’essere esaminato e validato da un agente: è una delle condizioni necessarie affinché un controllo automatico sia non solo legittimo, ma anche eticamente accettabile da parte dei cittadini che ad esso sono sottoposti. Nel caso della signora (se le cose sono andate davvero come descritto nell’articolo, lo ripeto), avevamo da una parte una foto che certamente ritraeva ben altro che una Panda e un verbale redatto in automatico dal sistema che citava una Panda (frutto della ricerca, sempre automatica, che il sistema fa negli archivi di Motorizzazione e Pra). L’agente non si sarebbe accorto di questa differenza, che lo avrebbe spinto quantomeno a guardare con più attenzione la targa del trasgressore per scoprire se si vedevano tracce di modifiche (quelle artigianali fatte con lo scotch nero danno spesso nell’occhio) e capire quale potesse essere la targa originaria, per verificare se corrispondeva all’auto fotografata e inviare il verbale al relativo proprietario.
Se è andata così, è un episodio grave e c’è solo da sperare sia frutto di una distrazione occasionale, altrimenti chiunque di noi rischia di ricevere un verbale dalla parte opposta d’Italia e di doversi difendere di conseguenza. Resta comunque possibile che l’agente non fosse in condizione di capire l’inghippo: si possono fare alcune altre ipotesi su cui non vi annoio. Facciamo così: nei prossimi giorni interpellerò la Polizia stradale per farmi chiarire tutto. Vi farò sapere.
P.S.: la risposta poi mi è arrivata dopo Capodanno, andate nel post del 5 gennaio e vedrete che apre tutto un mondo…