Erano le 11 di sera, ero stanco e avevo appena imboccato la Torino-Savona. Appena ho superato un camion, mi sono visto nello specchietto una luce blu di quell’inconfondibile tonalità che contraddistingue le auto della Polizia entrate in servizio negli ultimi due-tre anni. Ero assolutamente in regola con tutto, ma ho avuto un sussulto: da dove spuntava quella pattuglia? Poi ho capito che non era una pattuglia. Semplicemente, era la luce che adornava il parabrezza di quel camion.
Ultimamente il colore “blu polizia” sta spopolando. Tanto negli addobbi dei camion quanto – specie al Nord – tra le luci di nuovi edifici o strutture e in elementi di “arredo stradale” (ultimamente l’ho visto in una città che non ricordo sulla testata di uno spartitraffico, per evitare che qualcuno lo inforcasse). Non so quanto legale sia l’uso sullo spartitraffico, ma di certo l’uso sui parabrezza è illegale (il blu sulle luci dei veicoli è riservato ai mezzi di polizia e soccorso). E non per un puntiglio burocratico, ma per evitare confusioni e spaventi come quello che mi sono preso sulla Torino-Savona.
Non basta: in un momento come questo – in cui per ridurre le emissioni di CO2 anche di un solo grammo progettiamo veicoli sempre più sofisticati – sprechiamo combustibile (che è l’unica causa della CO2 dei veicoli) per luci inutili, dannose e illegali. Senza contare le lamentele di chi, a oltre sei anni dalla sua introduzione, continua a lamentarsi dell’obbligo di accendere i fari (quelli legali…) di giorno perché fa consumare di più: magari tra questa gente c’è anche qualche camionista amante delle personalizzazioni “luminose”.