L’ho visto in faccia. Sghignazzava al cellulare tenendolo in mano, mentre con l’altra faceva scartare la sua Audi A6 (scura d’ordinanza) verso sinistra, per superare la coda di veicoli fermi al semaforo. Il piede destro, presumo, era tutto giù, per chiedere al cambio automatico e al tremila turbodiesel tutta l’accelerazione possibile. Andava in senso opposto al mio e in un attimo è arrivato nel campo visivo del mio retrovisore, dove ho continuato a seguirlo (ero in coda al semaforo anch’io). A quel punto, ho visto spuntare dalla coda che c’era nel mio senso il muso di un’utilitaria che si stava facendo largo per passare dall’altra parte, cioè nella stessa direzione dell’Audi. Ho visto quel muso inchiodarsi, un attimo prima che l’Audi gli "facesse la barba". Buon per tutti. Forse mister-Audi non ha capito, impegnato com’era nella piacevole conversazione. Più probabilmente, si è fatto un baffo della patente a punti, che se funzionasse davvero lo avrebbe appiedato solo per la somma di infrazioni che ha potuto commettere in quei 100 metri. Scrivo questo a beneficio dell’ex-ministro Lunardi, che continua a dichiarare che la patente a punti (di cui erroneamente è ritenuto il padre, mentre lui ha solo creato le condizioni organizzative per attuarla) ha funzionato.
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