Tanto per cambiare, la pagina che ho scritto ieri sul Sole-24 Ore del Lunedì a proposito del Tutor ha scatenato l’interesse generale: succede quasi sempre così quando si parla di controlli di velocità, che sono un argomento "pruriginoso". Ho cercato di mettere tutto ciò che sapevo e che la gente si domanda, compresi i "buchi" di efficacia del sistema. Ma me ne sono dimenticato uno importante: la possibilità di sfuggire alla sospensione della patente e alla decurtazione di punti.
Infatti, il Tutor è completamente automatico e quindi di fatto esclude la possibilità di fermare subito il trasgressore. Così per identificarlo si può contare solo sulla sua sincerità quando si notifica il verbale all’intestatario del veicolo. Ma non c’è troppo da farci affidamento: da due anni a questa parte, basta pagare 250 euro in più per "guadagnarsi" il diritto di tacere il nome del conducente, salvandolo da tutte le sanzioni che riguardano la sua patente. Insomma, per chi può permettersi questa spesa supplementare l’unico deterrente è nel rischio (non troppo probabile) che il Tutor sia spento per "lasciare il campo" controlli fatti per arrivare all’alt immediato (Autovelox con doppia pattuglia o Telelaser).
Questa inadeguatezza dei controlli automatici (che però – ripeto ciò che ho scritto spesso – ovunque restano gli unici rimedi credibili col traffico sostenuto di certe strade, senza contare che in Italia servono anche a ovviare alla carenza di pattuglie) ha ispirato l’articolo che vi rimetto nel link qui sotto. Lo ha scritto Giovanni Fontana, della Polizia municipale di Forte dei Marmi. E’ un articolo a cavallo tra il pratico, l’investigativo-giudiziario e il filosofico. La frase (citata da un libro accademico) che più mi ha colpito è: "di ciò di cui non si può investigare si deve tacere". Perché non vale solo per i poliziotti, ma soprattutto per i giornalisti, che possono investigare ancor meno di loro ma che per mestiere sono condannati a parlare. Anche di ciò di cui poco sanno e ancor meno capiscono. Per fare un’altra citazione (tratta dall’intervento di un professore che ho sentito stamattina sulla bistrattata radio Rai Parlamento), "i mezzi d’informazione sono un amplificatore di bugie, perché si limitano a verificare che ciò che riferiscono sia verosimile nel presente, senza curarsi che sia coerente con quanto accaduto anche pochi giorni prima" (il riferimento specifico era alle affermazioni degli uomini di potere, riferite quasi sempre tali e quali da noi giornalisti). Ma di queste cose ho già scritto un po’ di post la settimana scorsa (categoria General)…