Proviamo qualche volta a raccontare le infrazioni della buona gente

Era inevitabile: un po’ l’estate, un po’ i gravi incidenti di questi giorni spingono i miei colleghi a fare reportage che descrivono le autostrade e le principali statali come percorse da assatanati della velocità. Tutto vero: proprio oggi pomeriggio parlavo con l’ex-pilota di Formula 1, Ivan Capelli, che ha guidato in tutto il mondo e me lo confermava. Ma lui probabilmente si riferiva alle scorrettezze di guida in generale. Quelle che mi fanno da sempre dire che la patente a punti non è servita.

Un esempio per tutti: ieri sera a mezzanotte, nella stradina sotto al mio ufficio, ho visto un’utilitaria contromano, con padre e madre con figlio in braccio a pochi centimetri dall’airbag, tutti senza cinture. Il padre procedeva con circospezione, appunto da buon padre di famiglia, e probabilmente nemmeno è stato sfiorato dall’idea che ciò che stava facendo – se ci fosse ogni tanto uno straccio di controllo – gli sarebbe potuto costare 15 punti (cioè quasi tutta la patente), la salute e la perdita di un figlio neonato. Quello stesso padre, però, sarebbe probabilmente stato pronto a scandalizzarsi leggendo i reportage sulla pirateria autostradale. Non solo perché lui quelle cose non le fa, ma anche perché articoli del genere inducono indirettamente a credere che si può fare un incidente solo se qualcuno (magari ubriaco o drogato) corre come un pazzo. Un messaggio distorto.

  • teresa |

    Buona sera,desiderei cortesemente sapere dove e quando ci sono state delle campagne martellanti contro la velocità, a dire il vero, ci presto attenzione, ma non le ho viste.Grazie
    [risponde Maurizio Caprino] Si possono citare innanzitutto i messaggi che appaiono sui portali a messaggio variabile delle autostrade. C’è poi la divulgazione dei calendari dei servizi antivelocità da parte della Stradale. Senza contare l’accento sempre più pesante messo sulla velocità dagli studi in ambito Ue (www.etsc.be). Quanto a veri e propri spot, riconosco che a livello nazionale da tempo non si vedono vere e proprie campagna anti-velocità, perché ormai da tempo quelli che si fanno sono talmente generici che non si capisce più che cosa raccomandino.
    Ma la campagna più martellante la fa la disinformazione: i miei colleghi ormai sembrano un disco rotto nel dire e nello scrivere che “è stata l’alta velocità la causa della sciagura…”. Non si rendono conto che la gente per “alta velocità” intende – per dire – 180 in autostrada e 100 in città, mentre il poliziotto che ha riferito loro le notizie sull’incidente si è limitato a dire che PRESUMIBILMENTE l’urto si è verificato a causa della velocità NON ADEGUATA. Tra le due cose c’è una bella differenza, perché la maggior parte dei guidatori non ritiene di andare ad alta velocità e non conosce (oppure distorce) il concetto di velocità adeguata e quindi si sente immune dai pericoli.

  • Giuliano Gavazzi |

    Caro Paolo, l’accento, o delirio, sulle velocità folli è grave, ma non perché si demonizza la velocità, cosa che dubito visto il comportamento di tanta gente in autostrada o su provinciali a una carreggiata… piuttosto perché così si crede che rispettare i limiti, o quasi…, sia quanto serve per avere la coscienza a posto. Vi sono provinciali che nel passare per piccoli agglomerati mantengono il limite dei 70: folle. I cinquanta in una normale strada cittadina: criminale. Ma questa non è solo follia o criminalità, è anche pura ottusità: in città ho una velocità massima di 30 (in bicicletta) eppure sono sempre avanti alle auto che poi mi risorpassano per essere raggiunte pochi secondi dopo per l’impenetrabilità dei corpi (code ai semafori), e questo anche quando il traffico è leggero. Allora cosa serve andare a 50 o più, passare gli incroci senza rallentare, mettere a repentaglio la sicurezza di pedoni e ciclisti? Nulla, se non a sfogare la frustrazione di tanti cavalli inutili! Tra l’altro, mi permetto di osservare che i morti e invalidi sarebbero molti di più se ciclisti e pedoni pretendessero di far valere i propri diritti quali utenti della strada. Quindi benvengano più controlli, limiti più bassi e maggiore severità, ma soprattutto una campagna educativa che chiaramente manca.

  • Paolo |

    Buongiorno.
    Credo che ormai sia troppo tardi per rimediare ai danni fatti dalle campagne martellanti contro la velocità. Ormai tutti sono convinti che la velocità sia l’unica causa di incidenti, e che quindi basti “andare piano” per non correre rischi. Ho letto su un giornale che il conducente dell’auto che ha provocato l’incidente nel quale ha perso la vita Andrea Pininfarina si è giustificato dicendo “ma io andavo piano”. Senz’altro andava piano, ma ha ugualmente provocato un incidente mortale.
    Purtroppo ci sono enormi interessi in gioco i quali fanno sì che convenga continuare a considerare la velocità come unica causa degli incidenti. Immaginiamo per un momento che si smetta di criminalizzare la velocità e si indaghi sulle reali cause degli incidenti: le conseguenze sarebbero pesanti per lo stato e le amministrazioni locali. Non soltanto diventerebbe chiarissimo per tutti che i comuni usano l’autovelox per esigenze di cassa (e l’insofferenza verso questo comportamento crescerebbe ancora), ma i cittadini comincerebbero a chiedere controlli anche su altri tipi di infrazioni, che però richiedono uomini e mezzi in quanto non esistono strumenti automatici adatti. Peggio ancora, gli enti proprietari delle strade finirebbero sotto accusa per come le costruiscono e le tengono. E per mettere a posto le strade ci vogliono tanti soldi, da sottrarre alla gestione del consenso mediante la spesa pubblica.
    Ci sono addirittura situazioni nelle quali il delirio contro la velocità porta a interventi che, a mio parere, aumentano il rischio di incidenti. Mi riferisco ai dossi rallentatori in corrispondenza dei passaggi pedonali, piuttosto diffusi dalle mie parti. Questi dossi sono inutili, perché essendo in corrispondenza del passaggio pedonale non avvertono un conducente distratto in tempo per rallentare, ma sono anche pericolosi. Infatti sono talmente alti e con una pendenza delle rampe talmente ripida che rischiano di far perdere il controllo del veicolo anche a velocità bassa, soprattutto se il veicolo è a due ruote. Il denaro pubblico si potrebbe spendere in modi più utili alla sicurezza, ad esempio mettendo qualche metro di guard rail a protezione di piante o fossi.
    Un saluto.

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