Ecco a voi una coproduzione ministro-sottosegretario-giornalisti. Ieri tutti ci hanno messo del proprio a confondere le idee sulle possibili nuove norme sulla sicurezza stradale e i controlli. Tanto per cominciare, il ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli, aveva appena finito di bocciare le esternazioni del suo sottosegretario Bartolomeo Giachino su un possibile giro di vite al Codice della strada (si veda il post di ieri) quando ne ha detta una grossa.
Intervistato sulla scatola nera, che lui vorrebbe introdurre (d’accordo con Giachino, stavolta), l’ha magnificata arrivando a dire che sarebbe in grado di registrare anche quando il conducente usa il telefonino. Non credo di dovervi spiegare che in realtà una scatola nera così non esiste nemmeno sugli aerei…
Giachino, invece, ieri era sull’autostrada vicino Venezia a presenziare ai controlli fatti da Polizia stradale e Motorizzazione sui mezzi pesanti. Un atto "di alto valore simbolico", dopo l’incidente di Cessalto. A leggere i lanci delle agenzie di stampa – evidentemente frutto di Giachino o del suo ufficio stampa e della competenza dei giornalisti che hanno scritto i lanci – sembrava chissà cosa: «Noi eseguiamo 2,5 milioni di controlli sui Tir all’anno, 200 mila dei quali con mezzi di grande avanguardia», ha riportato l’Ansa. Quanto al numero dei controlli, peccato che ad aprile la Commissione Ue abbia fatto ricorso contro l’Italia (assieme a Grecia, Portogallo e Lussemburgo) per non aver comunicato come intendevano aumentare i controlli sugli autisti di mezzi pesanti (e giusto nelle settimane scorse su questo blog abbiamo parlato di carenze che riguardano il personale addetto a questi controlli). Quanto ai mezzi d’avanguardia, tante grazie: è dal 2005 che sui mezzi pesanti nuovi la Ue impone di montare cronotachigrafi digitali, che peraltro qualche problema lo hanno dato (ce ne siamo occupati un paio di volte, anche sul Sole-24 Ore).
Vi confesso che la cosa mi ha ricordato quanto ho letto alcune settimane ha sulla rivista che la Bmw spedisce ai suoi clienti: vi si affermava trionfalmente che le Bmw, una volta rottamate, sono riciclabili all’85%, come se questa percentuale fosse una conquista fulgida e volontaria dell’azienda e non un parametro imposto a tutte le case automobilistiche da una direttiva europea rimasta a lungo in gestazione (la 2000/53). Solo che quello almeno è un "house organ" (quindi la voce ufficiale dell’azienda) e non un prodotto giornalistico per eccellenza come un lancio Ansa.