La reazione della politica al weekend orribile degli incidenti stradali non si è fatta attendere. Tra tutte le dichiarazioni, spicca quella del ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli, che ha proposto di rendere obbligatoria la scatola nera. Che, per carità, può funzionare. Ma non certo in incidenti come quello di Cessalto, che dimostrano che il ministero delle Infrastrutture farebbe bene a stare addosso a chi gestisce le infrastrutture (si veda il primo post sul weekend orribile, nella sezione "Strade e segnaletica"). E, soprattutto, non potrà essere Matteoli a imporre la scatola nera: nel frastuono mediatico, è sfuggito il fatto che per cose del genere la competenza è della Ue.
La scatola nera può essere effettivamente importante per indurre tutti alla prudenza: l’esperienza di assicurazioni e autonoleggi che l’hanno proposta ai loro clienti non è ancora molto significativa, ma almeno dimostra che c’è molto timore di essere controllati e quindi se si fosse obbligati a conviverci probabilmente le abitudini di guida verrebbero modificate. Anche in città, dove l’assenza di controlli oggi fa sentire autorizzati a fare ciò che si vuole: il timore che in caso d’incidente si scopra che si era in torto, togliendo il comodo alibi del concorso di colpa, potrebbe essere determinante. Alcuni, come al solito pelosamente, invocheranno la privacy. Ma controbatto citando i non pochi casi di gente multata per errore in luoghi dove in realtà non è mai stata: la scatola nera, soprattutto se collegata al satellite, consentirebbe di farsi annullare facilmente queste multe che gridano vendetta e che altrimenti sono difficilmente contrastabili (io stesso ho dovuto pagare una multa così perché il gestore del parcheggio aeroportuale dove la mia auto si trovava al momento della presunta infrazione mi ha spiegato che loro per direttiva del Garante delle privacy devono distruggere le immagini dopo pochi giorni).
Ma per ora la scatola nera si può solo suggerire: per renderla obbligatoria, occorrerebbe modificare le norme sugli equipaggiamenti obbligatori dei veicoli. Che ormai da 15 anni sono decise dalla Ue, in modo da fissare standard uniformi tra gli Stati membri creando un mercato unico aperto alla concorrenza. Ciò talvolta cozza con le esigenze di sicurezza: per esempio, per introdurre l’obbligo di giubbino riflettente, dovemmo accontentarci solo di imporne l’uso in certi casi (in cui però è difficile accertare i fatti e quindi applicare le sanzioni) perché a livello nazionale si possono decidere solo le norme di comportamento degli utenti della strada, mentre se si fosse potuto incidere anche su quelle di equipaggiamento si sarebbe potuto multare anche chi non ha il giubbino a bordo (cosa controllabile molto più facilmente).
Ritengo possibile che prima o poi si arrivi anche a un’adozione obbligatoria su scala europea: si sa che quasi tutti i Paesi comunitari stanno fallendo nel raggiungere l’obiettivo di dimezzare i morti per incidente stradale entro il 2010, per cui è probabile che si arrivi a misure drastiche come la scatole nera. Ma di sicuro ci vorrà tanto tempo: a livello comunitario le decisioni sono ancora più farraginose ed esposte all’azione di lobby che in Italia. Senza contare che sarà comunque necessario prevedere un congruo periodo transitorio prima che tutte le auto in circolazione siano equipaggiate col dispositivo.
Nel frattempo, ci sarà da seguire con interesse l’esperimento avviato un paio di anni fa dall’Isvap (l’istituto di vigilanza sulle assicurazioni) con la collaborazione di alcune compagnie: il montaggio di scatole nere sulle auto di utenti volontari, premiati con uno sconto sulla polizza. Non sarebbe stato male se Matteoli avesse fornito qualche suo risultato, a supporto della sua proposta. Ma non lo ha fatto e così toccherà a noi giornalisti interpellare l’Isvap. Me lo sono segnato in agenda e ne riparleremo.