Divaghiamo un po’ dalla sicurezza stradale al degrado della comunicazione. Ma il tema di partenza resta la sicurezza, perché voglio riferirvi le mie impressioni dopo aver partecipato l’altra sera a "Exit", trasmissione de La7 che proprio di questo si occupava per l’occasione. Con la formula consueta: servizi d’inchiesta e dibattito in studio, con i politici al centro della scena. Il problema sono proprio i politici. Ma, a pensarci bene, siamo tutti noi.
Non ho quasi mai partecipato a trasmissioni di quel tipo: ho più esperienza in un’arena dichiaratamente conflittuale come quella di "Mi Manda Raitre" e quindi speravo di potre esporre le mie idee in modo un po’ più articolato e meno concitato del solito, sia pure compatibilmente con i tempi televisivi che restano sempre stretti. Ma mi sono accorto che m’illudevo: i politici non solo parlano e vengono fatti parlare troppo (lasciando poco spazio agli altri), ma soprattutto portano avanti tesi anche assurde pur di guadagnare consensi o di difendersi anche quando sono indifendibili. Per dimostrarlo, credo basti citare il vicepresidente dell’Anci (l’associazione dei Comuni), Osvaldo Napoli, che asseriva che le Amministrazioni ci tengono alla sicurezza tanto è vero che sono tutte assicurate contro i danni che le strade arrecano agli utenti (come se non fosse preferibile prevenire i danni migliorando le strade e se gli utenti non avessero diritto a essere risarciti a prescindere dal fatto che il Comune sia assicurato o no).
Uno dei piatti forti di questa tendenza è l’attribuire alla propria fazione politica il merito di ciò che funziona (o, meglio, sembra funzionare, a furia di slogan positivi ripetuti dalla stampa, magari senza approfondire la realtà vera). E’ successo puntualmente anche l’altra sera: sintetizzando all’estremo, la patente a punti sarebbe merito del centrodestra (che invece nel 2003 ha solo dato attuazione a una decisione già presa dal centrosinistra nel 2001), mentre il suo snaturamento con la possibilità di pagare una multa supplementare pur di non comunicare chi era alla guida sarebbe colpa del centrosinistra perché introdotta durante il Governo Prodi (come se la cosa non fosse stata sostanzialmente imposta da una sentenza della Consulta, cui peraltro anche il centrodestra si era adeguato, pur senza riuscire ad arrivare in fondo perché in Senato gli mancò il numero legale per convertire il decreto salvapunti, nell’autunno 2005). Voglio dire che le parti politiche per me pari sono e me ne sono convinto definitivamente proprio seguendo da vicino l’evoluzione delle leggi sulle materie che conosco.
Che fare di fronte a tutto questo? Ci sarebbe da interrompere i politici a ogni frase inesatta o strumentale che dicono. Ma sarebbe una continua interruzione e a casa nessuno capirebbe più nulla. L’unica soluzione praticabile mi sembra informarvi del problema, in modo che possiate tenerne conto quando cercate di farvi un’idea seguendo un dibattito televisivo (impresa davvero ardua).
Ma forse i politici vanno anche capiti: devono catturare consensi e questo è l’unico modo, perché la gente non è in grado né di capire molte questioni che richiederebbero conoscenza tecnica né di valutare razionalmente le priorità. Mi spiego meglio. L’altra sera erano sotto accusa le strade ridotte in modo pietoso e la tendenza dei Comuni a far cassa con le multe senza investire un centesimo in sicurezza stradale. Ma se fossi un sindaco credo che mi comporterei allo stesso modo: la cronaca recente ha dimostrato che è più facile ottenere titoloni sui giornali e applausi (e quindi, di fatto, vincere le elezioni) dichiarando guerra ai nomadi quando violentano e ammazzano due donne all’anno piuttosto che annunciare interventi stradali che farebbero risparmiare venti vite umane. Così è normale che un Comune investa poco sulla sicurezza stradale: in termini elettorali, non paga. E i voti siamo proprio noi stessi a darli, quindi dobbiamo imparare a maturare le nostre convinzioni razionalmente, leggendo più testi argomentati e ascoltando meno slogan. E’ dura, ma non vedo altre soluzioni.