Caro ex-ministro Lunardi, queste non sono poesie. L’altro ieri sera, quando alla trasmissione televisiva "Exit" de La7 dicevo che la patente a punti non ha funzionato in rapporto agli scopi per i quali sarebbe appropriata, lei mi aveva accusato di dire poesie. Oggi è stata presentata una ricerca della Fondazione Caracciolo dell’Aci, che ha indirettamente dato ragione alla mia tesi, che i lettori di questo blog conoscono bene.
A giudicare dalle cifre della ricerca, gli italiani al volante sono un popolo di santi: nel 2006 hanno sì preso dai soli Comuni capoluogo di provincia 18 multe al minuto, per un totale di un miliardo di euro da pagare, ma in grandissima parte per infrazioni innocue per la sicurezza. Quelle più pericolose sono rimaste sostanzialmente Infatti, su nove milioni e mezzo di verbali, l’89% riguarda zone a traffico limitato, blocchi della circolazione e parcheggi. E le infrazioni più pericolose? Tutte insieme, le multe per cinture, caschi, telefonini, frecce, revisioni, sorpassi, strisce pedonali e precedenze non fanno nemmeno il tre e mezzo per cento del totale. Voi ne vedete in continuazione? Anche i vigili, ma loro spesso non ci sono: nei casi migliori, Milano e Roma, sono solo 25 ogni 10mila abitanti e al Nord si può scendere persino a 7 (ma ci sono più apparecchi automatici, per cui alla fine si multa più che al Sud).
Quando ci sono, poi, devono fermare il trasgressore, lasciandone passare altri cento e quindi vanificando di fatto la patente a punti, il cui principio di funzionamento presuppone di colpire bene ogni genere di infrazione, perché ciò farebbe perdere punti in continuazione agli indisciplinati. Ecco perché andando al lavoro continuo a vedere gente che fa cose tali che si brucerebbe tutti i punti a disposizione in un solo giro dell’isolato e invece magari rientra nella stragrande maggioranza degli italiani, che risulta ancora a punteggio pieno.
Le infrazioni più colpite restano quelle rilevate da apparecchi automatici o da ausiliari del traffico. Cioè proprio quelle innocue. Oppure quelle su velocità e semafori, che infatti messe insieme sono le uniche violazioni potenzialmente pericolose a superare il 5% del totale.
Di fronte a questo quadro, al posto di Lunardi starei molto attento a dichiarare un’altra volta che la diminuzione dei morti registrata dal 2003 in poi è merito solo della patente a punti. E ricordo ancora una volta che la patente a punti, coinvolgendo praticamente tutte le infrazioni alle norme di comportamento, non dovrebbe servire ad abbattere solo le infrazioni gravi, ma il complessivo l’indice di indisciplina. Che è fotografato non dai dati Istat (relativi ai soli incidenti di una certa gravità), ma dalla frequenza sinistri rilevata dalle assicurazioni, che:
1. aveva cominciato a scendere già nel 2001, quando non c’erano né la patente a punti né le altre novità introdotte da Lunardi nei suoi cinque anni al ministero;
2. resta comunque quasi doppia rispetto alla Francia e agli altri Paesi Ue più virtuosi.
Queste non sono poesie. Ma mi sarebbe piaciuto avere il tempo per poterle recitare in trasmissione davanti a Lunardi, per avviare un confronto finalmente sereno e comprensibile per chi segue da casa.