"Che bella! Questa macchina mi fa venire la voglia di salirci dentro". Detto, fatto: la ragazza appena scesa di casa sale sulla Y nuovissima del ragazzo, che parte né veloce né piano, ma senza cintura e senza freccia. Lo seguo con lo sguardo perdersi nel traffico del sabato sera nel centro di Manfredonia (Foggia): nessuna manovra aggressiva come vorrebbero gli stereotipi sui neopatentati. Anche l’auto è tra quelle poco potenti che dal 1° luglio saranno le sole che si potranno guidare nel primo anno di patente (per volere dell’ex ministro Bianchi e sempreché il nuovo Governo non cambi idea). Ma a me quel ragazzo non ispira fiducia.
Mi pare incredibile che abbia già disimparato a usare frecce e cinture già pochi mesi dopo essere uscito dalla scuola guida: ai miei tempi (22 anni fa), ci si metteva più tempo. Forse questo deriva anche dall’ambiente: andando in giro da anni, mi sono fatto l’idea che nei paesi la resistenza a rispettare le regole di sicurezza "secondarie" come quelle su frecce e cinture. Forse – anche appena usciti dalla scuola guida – prevale la mentalità secondo cui il paese è casa propria e non può accadere nulla (anche se poi in caso d’incidente si è più coinvolti, perché ci si conosce tutti). Attenzione: queste persone non si sentono imprudenti, perché per loro l’imprudenza è limitata allo sgommare e all’andar forte.
Che fare? Le campagne migliori per la sicurezza stradale costano e quindi non si possono (ancora) fare a tappeto. Resta solo il presidio delle autoscuole, dalle quali ormai passano quasi tutti per prendere la patente (i privatisti sono ormai pochi). Ma anche loro spesso sono espressione dell’ambiente circostante (e non potrebbe essere altrimenti: rischierebbero di perdere clienti!). Quindi non ci resta che il pessimismo.