Domenica a convegno i comitati anti-vigili. Servirà?

L’appuntamento è per le 10,30 di domenica, all’Hotel Farnese di Parma. Qui i comitati civici sorti ormai a decine nel Centro e nel Nord per contrastare i comportamenti disinvolti di molti Comuni che puntano sull’indisciplina stradale per ricavarne introiti sotto forma di multe. Immagino che si tornerà a parlare di semafori controllati da telecamere su cui il tempo del giallo è stato accorciato, di limiti di velocità troppo bassi e argomenti simili. Avrei qualche suggerimento, per evitare che la manifestazione si trasformi in una sequela di lamentele contro sindaci e assessori o in un festival del cavillo giuridico.

Innanzitutto, metterei da parte i trucchetti di corto respiro. Cioè la ricerca di cavilli giuridici per far annullare i verbali al giudice di pace. Mi riferisco ad argomentazioni come la mancanza di taratura degli apparecchi, la visibilità dei controlli, la necessità del decreto prefettizio per individuare anche le strade dove si possono mettere i semafori con telecamera (questa è l’ultima bufala giuridica, tirata fuori da un ufficio del ministero dell’Interno per togliere dall’imbarazzo una Prefettura che aveva scritto una nota troppo garantista nei confronti dei cittadini senza che ce ne fosse una giustificazione in una norma). Sono tutte cose che possono avere risultati, per carità, ma può arrivarci anche un singolo cittadino che abbia un buon avvocato.

Costituire un comitato, invece, mi pare abbia senso più per andare alla radice dei problemi. E in questo caso credo ci sia un problema su tutti: la trasparenza della Pubblica amministrazione. Infatti, se ci sono Comuni che si sono permessi di imporre limiti di velocità ingiustificatamente bassi o di accorciare i tempi del giallo di quelle poche frazioni di secondo che bastano per multare più persone, è perché le leggi che impongono di rendere pubblici gli atti delle Amministrazioni sono carenti e male applicate. Secondo me, i comitati dovrebbero organizzarsi su due fronti:

– stare addosso ai Comuni per costringerli a pubblicare sui loro siti internet in bella evidenza tutte le delibere e le ordinanze che riguardano la viabilità;ù

– chiedere insistentemente che questi atti siano sufficientemente motivati, se del caso impugnandoli sistematicamente;

– appena si sarà insediato il nuovo Parlamento, portare avanti una proposta di legge che renda obbligatorio pubblicare anche ciò che oggi può essere tenuto nascosto, per esempio i cambi di regolazione dei tempi dei semafori.

Buon lavoro a tutti!

  • Stefano Brunetti |

    Condivido pienamente quello che ha scritto e spero che possiamo volare alto, secondo la linea che ha tracciato.
    Purtroppo però tante volte dobbiamo essere anche pratici e realisti.
    Nel caso nostro segnalo la storia di un operaio di Livorno che passava 4 volte al giorno per 5 giorni alla settimana per SRT 68 che in due mesi di lavoro (quindi con 160 passaggi davanti l’autovelox) ha preso 23 multe ( 23 su 160 ). Sono tannti soldi, la perdita della patente, problemi di lavoro, ecc.
    Come Comitato ci troviamo già ora oltre 20 opposizioni in secondo grado di giudizio. Il Sindaco prova a spaventarci spendendo migliaia e migliaia di euro in spese legali confidando nel fatto che noi non possiamo spendere tutti quei soldi per difenderci e non pagare una multa da 150.,00 euro. Però non possiamo e non vogliamo sicuramente dargliela vinta. Così, anzichè cercare di portare un piccolo contributo per cercare di migliorare le leggi vigenti, ci tocca rincorrere il Sindaco di Riparbella su centinaia di ricorsi.
    Saluti
    STEFANO BRUNETTI
    [risponde Maurizio Caprino] Una brutta storia, certo. Ma la cosa più brutta è che dietro situazioni del genere si nascondono anche i furbi che commettono infrazioni nella certezza che poi troveranno il cavillo giusto. Insomma, se diventano furbi sia il Comune sia i cittadini, la convivenza civile è minata dalle fondamenta. Per questo auspico che si voli alto. Auguri!

  • Paolo |

    Buongiorno.
    Il problema del quale si parla in questo post è parte di un problema più generale, che può essere espresso così: le pubbliche amministrazioni italiane sono al servizio dei cittadini o perseguono altri scopi? La risposta giusta è la seconda. Le amministrazioni ormai si preoccupano solo della gestione del consenso attraverso la spesa pubblica, e per fare questo si sono trasformate in aziende con fini di lucro, che però non subiscono concorrenza alcuna.
    Le cause di questo fenomeno sono essenzialmente tre:
    – il comportamento degli elettori, che tendono a premiare la spesa pubblica elevata, soprattutto a livello locale;
    – la mancanza di leggi che limitino i poteri decisionali delle pubbliche amministrazioni, le quali possono fare praticamente tutto, purché gli atti amministrativi siano formalmente corretti;
    – il fatto che le violazioni di leggi dello Stato da parte delle amministrazioni locali nella maggior parte dei casi non vengono perseguite.
    Venendo al caso specifico, ossia il fatto che i comuni usano le sanzioni per violazioni al CdS allo scopo di ottenere un flusso di cassa, penso che il problema si possa risolvere solo eliminando la concentrazione di poteri che lo permette. Fino a che lo stesso soggetto (il comune, la provincia) avrà il potere di stabilire le regole, accertare le violazioni e incassare le sanzioni, le cose andranno avanti come oggi, o al limite peggioreranno.
    Lancio un’altra proposta utopistica, che risolverebbe il problema alla radice e porterebbe anche altri benefici: eliminare le sanzioni pecuniarie per violazioni al CdS, e sostituirle con periodi di sospensione della patente. E’ chiaro che la guida con patente sospesa deve diventare un illecito penale punito con la detenzione.
    Un saluto.

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