Stamattina un altro piccolo paese italiano è in lutto. E’ Camisano Vicentino, dove la scorsa notte quattro ragazzi sono finiti in un canale. Non sono più tra noi, tutti e quattro. Le cronache di oggi danno la colpa alla velocità, non mancando di farci sapere che viaggiavano nientepopodimenoché su un’Alfa. Ma io, dalle immagini dell’incidente, riterrei più importante la strada: mi è sembrata un concentrato dei difetti più gravi delle strade italiane. E scusate se è poco.
L’Alfa dei ragazzi, da quel che ho visto, era una 166 prima serie in allestimento base. Quindi, con un motore 2 litri a benzina da 155 cavalli o un diesel da 2,4 con 136 o 140 cavalli. Comunque pochini per un’auto che al momento dello schianto sarà pesata almeno una tonnellata e mezza. Ancora meno se pensiamo che l’incidente è avvenuto su una strada stretta in un contesto pressoché urbano, dove non c’è tanto spazio per accelerazioni lunghe, le uniche che avrebbero potuto portare quell’auto a velocità davvero folli. Con questo non escludo che l’incidente sia dovuto anche a una velocità non adeguata, ma togliamoci dalla testa quello che i tg ci hanno portato a immaginare.
Piuttosto, pensiamo a dov’è finita la corsa dell’Alfa: in un canale. Cioè in uno degli elementi esterni a una strada che – secondo le norme tecniche – vanno protetti da guard rail, che evitare che qualcuno vi finisca dentro, con le conseguenze che abbiamo sotto gli occhi anche oggi. Le stesse norme prescrivono l’installazione di barriere in una miriade di altre situazioni. Ma, come al solito, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, nessuno se ne accorge e chi se ne accorge non può far nulla, o perché non ci sono soldi per mettere i guard rail o perché è difficile applicare sanzioni agli enti proprietari negligenti (salvo coinvolgerli in processi penali, dove però è sempre delicato trovare il nesso di causalità tra la morte di una persona e la carenza della strada).
Il nesso diventa più difficile da trovare quando l’ente proprietario della strada si cautela mettendo un cartello con un limite di velocità assurdo, un divieto irrispettabile o cose del genere. Questo è successo anche a Camisano: dalle immagini si vede un bel palo con tre cartelli, due che invitano a rallentare perché segnalano in figura e con parole una zona residenziale e uno che impone il limite di 50. Ce n’era bisogno? No: proprio vicino a questo palo c’è un altro cartello che segnala l’inizio del centro abitato, dove è implicito che ci siano case e si debba andare al massimo a 50. Insomma, altri soldi sprecati per ricordare ai guidatori quello che dovrebbero già sapere e che spesso non sanno perché ci sono cartelli che – per eccesso di zelo – segnalano zone abitate che tali non sono e quindi poi sono seguiti da altri che dicono quando la segnalazione precedente diventa vera sul serio.
Non sarebbe meglio smettere di raccontare bugie ai guidatori, rendendo più sobria la segnaletica e risparmiando qualche soldo? Magari si troverebbero risorse per qualche guard rail in più…