Il blog motori di repubblica.it ha lanciato il sasso: il tanto magnificato Tutor che, controllando la velocità media su interi tratti di autostrada ne ha abbassato la pericolosità, resta spento per la maggior parte del tempo. La cosa non è una novità: le statistiche divulgate dalla Polizia stradale hanno sempre specificato il numero di ore di funzionamento del dispositivo. Più interessante commentare le conseguenze che repubblica.it attribuisce al mancato funzionamento del sistema e le cause con cui il sito spiega la necessità di tenerlo spento.
Secondo repubblica.it, il fatto che il sistema resti spento porterà a un nuovo aumento delle infrazioni: si sa, l’italiano quando si sente controllato prima si comporta in modo più che irreprensibile, poi prova a fare il furbo e – se vede che la passa liscia – riprende a sgarrare. L’interpretazione di repubblica.it è fondata, ma personalmente – al posto dell’italiano medio – non mi sentirei così fiducioso di farla franca: il Tutor, anche quando controlla tratte di 200 chilometri e più, è un insieme di coppie di rilevatori, ognuna delle quali sorveglia un tratto molto breve (tra i 5 e i 30 chilometri circa). Quindi, sui 200 chilometri sotto controllo, potete trovarne 20, di cui 19 spente e solo una accesa. Ma non potrete mai sapere qual è, per cui se sgarrate andate incontro a una specie di roulette russa. I risultati possono essere disastrosi, com’è accaduto a un tir beccato quattro volte sulla Roma-Napoli nel corso della stessa nottata (6mila e rotti euro di multa, per il resto non so se si sia riusciti a identificare l’autista, che dovrebbe restare appiedato a lungo, ma ricordo che in casi così clamorosi la Stradale può anche prendersi la briga di indagare per individuarlo, superando la cortina di “non ricordo” che di solito i proprietari di veicoli multati con controlli automatici stende per proteggere la patente del guidatore, tanto più che un tir non può essere guidato dal solito nonno ottantenne cui generalmente si dà la colpa delle infrazioni).
Quanto alle cause dello spegnimento del Tutor, repubblica.it cita il fatto che gli uffici della Polizia stradale non ce la farebbero a notificare per tempo il gran numero di multe che si dovrebbe smaltire se il sistema funzionasse a pieno regime. In effetti questo è un vecchio problema, che ha sempre riguardato anche gli autovelox. Ma – a quanto mi risulta da più fonti – nel caso del Tutor non si pone: il sistema viene governato dalla direzione centrale della Polstrada, a Roma, che “pressa” a dovere gli uffici verbali delle sezioni (i comandi provinciali) affinché procedano alla validazione degli accertamenti (visionando le immagini scattate dal Tutor) e quindi alle notifiche. Il meccanismo funziona meglio rispetto agli autovelox tradizionali (anche perché ha un grado di automatizzazione superiore), per cui la necessità di contingentare il funzionamento del sistema non si pone moltissimo. I veri problemi sono due:
– alcune tratte controllate dal Tutor (si pensi alla Milano-Brescia) di giorno sono tanto trafficate che si possono commettere infrazioni solo di notte (per questo spesso lì il sistema è spento nelle ore diurne);
– per usare il Tutor nella sua modalità più efficace (la rilevazione della velocità media), è necessario che sull’intero tratto controllato viga lo stesso limite, il che non è così frequente (a causa di pioggia, nebbia o cantieri anche piccolissimi, il limite si abbassa più spesso di quanto s’immagini).
Per quest’ultimo motivo, la Stradale sta iniziando a utilizzare di più la modalità “puntuale” del Tutor: rilevazione della velocità solo in un punto (sotto i portali a messaggio variabile), come la maggior parte degli apparecchi tradizionali.
Spero di aver fatto chiarezza sulle questioni. Resto a disposizione per altri chiarimenti o riflessioni.