Come sono lontani i tempi delle polemiche sul maresciallo Rocca!Da un po’ non sento più nessuno lamentarsi del fatto che i personaggi delle fiction televisive non usano le cinture. Confesso che non vedo la tv quasi mai, per cui credevo che il silenzio fosse dovuto al fatto che, almeno davanti alle macchine da presa, l’Italia fosse diventato un Paese normale. E invece venerdì scorso mi è cascato l’occhio su “Nebbie e delitti”, fiction di Raidue in cui l’eroe è Luca Barbareschi nei panni di un commissario di polizia di Ferrara. In due ore e più, i telespettatori hanno potuto vedere l’Alfa del commissario da tutte le angolazioni (e per noi appassionati d’auto è solo un piacere, ma siamo sicuri che non sia pubblicità occulta, visto che di cose analoghe si è già parlato in passato?) e non una sola cintura allacciata. Proprio come su moltissime auto “vere” delle forze dell’ordine. Ma le fiction non servono anche per far passare buoni messaggi?
La scena più diseducativa è stata quella finale. Sì, proprio quella che di solito serve a esaltare i buoni sentimenti.
Infatti, il commissario e la sua avvenente compagna stavano riportando a casa un bambino rapito qualche anno prima, cui evidentemente avevano salvato la vita. Bene, nonostante questo, hanno dimenticato di spendere 20 euro per un semplicissimo rialzo da mettere sul sedile posteriore in modo cha anche il bambino potesse allacciare le cinture (non è efficace quanto un seggiolino, ma per bimbi di quell’età – sopra i cinque anni – può già andar bene). Così il piccolo protagonista della storia faceva capolino tra i due sedili anteriori, accarezzato dalla compagna del commissario. Un’occasione sprecata: si poteva far capire che di un bimbo occorre prendersi cura anche facendolo viaggiare sicuro.