Ieri sera mi ha telefonato un signore di Busto Arsizio (Varese). Voleva chiedermi che cosa si potesse fare per annullare una multa che ha preso a Roma perché a un incrocio era passato col verde, ma un vigile gli ha fatto arrivare a casa un verbale con cui attestava che il semaforo era rosso. Ho potuto solo rispondergli che di solito in questi casi, per presentare un ricorso con successo, occorrono molti testimoni, un buon avvocato e un giudice di pace ben disposto. Anche perché – a rigore – qui si tratta di contraddire quello che il vigile ha certificato in un atto pubblico (quale appunto il verbale), per cui secondo alcuni l’unica soluzione sarebbe occorrerebbe querelarlo per falso, col rischio di essere controquerelati per calunnia (reato grave) se non si riesce a ottenere ragione. Il povero signore ha iniziato la telefonata citando il caso-Segrate per parlare male dei controlli automatici e prendendosela con i Comuni che vogliono solo fare cassa con le multe. Ma nel suo caso proprio i controlli automatici lo avrebbero salvato: esisterebbe una foto della presunta infrazione, in cui si vedrebbe senza ombra di dubbio che il semaforo era verde e che quindi il rilevatore non funzionava bene. Molto più facile che dimostrare che è il vigile a “non funzionare bene”.
Poi il signore di Busto Arsizio mi ha detto che probabilmente la multa poteva essere dovuta al fatto che lui era passato col verde, ma il traffico si era bloccato mentre lui era ancora al centro dell’incrocio e nel frattempo era scattato il rosso. Effettivamente il Codice della strada (giustamente) punisce non solo chi passa col rosso, ma anche chi lo fa col verde senza però accertarsi che davanti ci siano intralci tali da impedirgli di completare la manovra prima che arrivino i veicoli di un’altra corrente di traffico. In casi del genere, però, le sanzioni sono più leggere e i rilevatori automatici nemmeno contribuiscono a comminarle, perché scattano solo se si oltrepassa la striscia di arresto quando è già rosso.
Insomma, se in quell’incrocio romano ci fossero stati i tanto vituperati controlli automatici, questa vicenda non sarebbe successa. Un caso che mi ha ricordato le diatribe di una decina di anni fa sulle foto dell’autovelox: finché le spedivano a casa assieme al verbale, tutti a invocare la tutela della privacy ma poi – quando proprio per la privacy si smise di mandare le foto limitandosi a ricordare che per chi voglia esaminarle sono disponibili al comando – si disse che si rendeva molto più difficile la difesa del cittadino.
Ciò dimostra ancora una volta ciò che ho scritto nel primo post di questo blog: le faccende della sicurezza stradale – come tante altre – sono molto complesse e quindi non esistono ricette miracolose per risolvere tutti i problemi. Occorre agire su più fronti con interventi che tengano conto anche delle controindicazioni. Per ridurle, visto che comunque non è possibile eliminarle del tutto.