Sta per entrare in vigore il rincaro delle tariffe per la revisione obbligatoria: da 41,68 a 64,70 euro. Le associazioni dei consumatori gridano allo scandalo: sarebbe l’ennesimo balzello in più per gli italiani. Le associazioni degli autoriparatori si giustificano col fatto che i costi sono molto aumentati e l’aumento – richiesto ormai da molti anni – contribuirà a garantire controlli più seri. Chi ha ragione?
Per uno come me, che si occupa di difesa dei consumatori, è spiacevole ammetterlo: stavolta hanno ragione le associazioni di categoria. Che però non possono certo raccontarci che il rincaro risolverà tutti i problemi. Ecco perché.
In sostanza, le tariffe italiane non sono certo più alte che in altri Paesi europei confrontabili (e pensate che in Francia la revisione è obbligatoria anche ogniqualvolta si rivende un’auto): siamo noi che le percepiamo alte perché non pensiamo alla revisione come un servizio utile per la sicurezza, ma solo come una “carta” da procurarsi. Inoltre, è verissimo che i costi per mandare avanti un’officina autorizzata a effettuare revisioni sono molto aumentati negli anni: le tariffe erano ferme da otto anni e nel frattempo la Motorizzazione ha via via imposto attrezzature aggiuntive o più sofisticate e ha vigilato in modo più serrato sui requisiti (nel primi anni, diciamo dal 1997 al 2000, in alcuni casi si era “chiuso un occhio”, nel timore di non avere un numero di officine sufficiente per revisionare in pochi anni milioni di veicoli, cosa necessaria per allineare finalmente l’Italia alle cadenze europee – si trattava di passare da una revisione ogni 11 anni a una ogni due).
Ma non per questo le associazioni di categoria possono affermare che le revisioni diventeranno d’un tratto più serie: già nel 1998, appena il sistema delle officine private era andato a regime, assieme ai miei colleghi dell’epoca documentai con due inchieste che i test erano spesso poco seri. Per darvi un’idea, a Milano trovai un’officina che faceva revisioni in due minuti e mezzo, mentre in altre zone del Paese riuscii a far “promuovere” auto con gravi difetti o irregolarità. All’epoca, il problema delle tariffe era molto meno grave rispetto a oggi.
Quindi, la serietà delle revisioni non dipende dalle tariffe. Mi sono fatto l’idea che dipenda piuttosto dalla mentalità della gente: i controlli non sono visti come qualcosa che aumenta la sicurezza, ma una semplice formalità da sbrigare, perdendo meno soldi e tempo possibile. Così fanno fortuna le officine che ti promuovono senza battere ciglio e le altre devono adeguarsi, se non vogliono restare senza clienti. Adeguarsi al ribasso è più facile che convincere i clienti dell’importanza delle revisioni, anche perché i controlli sulla serietà delle officine sono inefficaci. Quindi, i disonesti fanno più affari e rischiano ben poco; gli onesti o si adeguano o chiudono.
Pensateci: è lo stesso meccanismo che impedisce di avere autoscuole di qualità. Quasi tutti pensano che il rilascio della patente sia un “atto dovuto”, quasi come quello della carta d’identità. Che fine volete che facciano le autoscuole che la patente la fanno sudare, magari anche con lezioni supplementari di guida sicura su piazzali appositamente attrezzati? Pensateci.