Il Tg3 ha appena dato notizia che il ministero dello Sviluppo economico sta analizzando alcuni giocattoli con i marchi Mattel o Fisher Price per stabilire se sono stati verniciati con materiali tossici, come fa temere lo scandalo scoppiato a Ferragosto tra Usa e Cina e ora – pare – destinato ad allargarsi. Di per sé, quella del ministero non è un’iniziativa straordinaria: è prevista dalle direttive europee in materia di sicurezza dei prodotti. Ma, vista dal settore automobilistico, è invece una cosa straordinaria: qui nessuna autorità italiana ha mai mosso un dito, nemmeno di fronte a quei pochi difetti pericolosi che sono finiti su qualche giornale, radio o tv.
Di fatto, in Italia (e credo un po’ in tutta Europa) vige un sistema volontaristico: i produttori richiamano i lotti di veicoli potenzialmente difettosi se si accorgono di un difetto che potrebbe compromettere la sicurezza e lo comunicano alle autorità (in Italia è competente il ministero dei Trasporti), che ne prendono atto e pubblicano il tutto su internet. Quindi, nei fatti sono i costruttori a decidere quale difetto è potenzialmente pericoloso e quale no e le autorità di solito non si avvalgono della possibilità di fare controlli almeno su casi sospetti, se del caso ordinando un richiamo a un produttore “distratto”.
L’ho sperimentato di persona tutte le volte che mi sono occupato di difetti non sporadici che potrebbero incidere sulla sicurezza. In tv ho anche invocato l’intervento del ministero in un caso specifico. Dal ministero non sono mai venuti segni di presenza. Anni fa mi dissero che la loro attività si limitava a esaminare i ritagli di stampa sui difetti e a inviare richieste di chiarimento ai costruttori.
P.S.: il fatto che oggi a Firenze sia stata sequestrata una minimoto cinese che uno scriteriato genitore faceva usare per strada al suo bimbo di cinque anni – forse sperando di metterlo sulle orme di tanti campioni che si legge siano stati precoci alla guida – non deve fuorviare. Certo, normalmente i veicoli cinesi sono pericolosi, tanto che non hanno i requisiti per poter essere importati senza ricorrere a trucchetti o addirittura all’illegalità vera e propria. Ma dovremmo occuparci di più anche dei “nostri” prodotti, che sono molto più diffusi sulle nostre strade.