Ormai non passa giorno senza che gli addetti ai lavori scoprano nuove controindicazioni del decreto Bianchi. Man mano che si presentano situazioni particolari da risolvere, ufficiali, funzionari e agenti delle forze dell’ordine si consultano tra loro. Spesso, dato che tra le novità ce ne sono molte che toccano il penale, rivolgono quesiti a magistrati. E quasi sempre tutte ne concludono che le nuovenorme s’incastrano male sia nel Codice della strada sia nei princìpi generali del diritto.
Tra le criticità emerse negli ultimi giorni, vi segnalo quella sulla depenalizzazione del rifiuto di sottoporsi ai test su droga e alcol: le norme sono fatte in modo tale che ora a chi sa che risulterà positivo conviene di gran lunga rifiutarsi. Continuerà a guidare e, se è particolarmente furbo, forse riuscirà anche a non pagare la maxi-multa. Questo è uno dei punti fondamentali del commento di Ezio Bassani, comandante della Polizia municipale di Serravalle Scrivia (Alessandria), che allego a questo post (cliccate su Read more).
di Ezio Bassani
Comandante del Corpo di Polizia Municipale di Serravalle Scrivia(AL)
Docente della Scuola di Formazione della Polizia Locale della Regione Piemonte
Il Decreto Bianchi, un vero problema!
potrebbe cominciare così l’analisi del discusso provvedimento che, sull’onda dell’emotività determinata dalle morti, dalle troppe morti sulla strada, ha indotto il Governo ad anticipare i tempi per la modifica del codice della strada.
Ancora una volta ( era già capitato con il D.L. 151 del 2003, quello della patente a punti per intenderci ) il solito decreto legge estivo è stato scritto con fretta, troppa fretta e l’autore del provvedimento si è dimenticato del fatto che poi bisogna passare dalle parole ai fatti concreti, diversamente le norme rimangono solo e soltanto belle parole, magari animate anche da buone intenzioni, ma inattuabili.
I problemi sono emersi subito e, nonostante lo sforzo davvero grande degli interpreti tutti, la norma non va, non regge, non funziona.
Tra i primi a discutere è il procuratore aggiunto di Genova, Franco Cozzi, che segnala i «consistenti vuoti normativi» del decreto, e si tratta d’un parere davvero pesante. Il Dott. Franco Cozzi è, nel capoluogo ligure, il magistrato che coordina tutte le inchieste più delicate in materia di sicurezza stradale, un punto di riferimento per l’intera regione.
«Nel primo quadrimestre del 2007 – spiega – l’autorità giudiziaria genovese ha ricevuto 520 denunce per guida in stato di ebbrezza, l’anno scorso erano state 300, poco più della metà. Evidentemente esiste un’emergenza crescente, che le nuove leggi per molti aspetti rischiano di non poter contrastare».
Ecco i punti chiave, quindi: innanzitutto, «la depenalizzazione del rifiuto». È vero che la multa può arrivare fino a diecimila euro, e scatta comunque la sospensione della patente. Ma la consapevolezza di non incorrere in un procedimento penale (e di evitare quindi la detenzione prevista solo in caso di condanna) potrà spingere molti automobilisti a imboccare questa strada.
«Esiste inoltre un passaggio – spiega Cozzi – che inasprisce le sanzioni per i conducenti di mezzi pubblici o di Tir sorpresi a guidare con tasso alcolico superiore a 1,5 milligrammi per litro (il limite di legge è 0,5, ndr). In quel caso, per quelle figure professisonali, scatterebbe la revoca automatica della patente, che invece non è prevista se si rifiuta l’esame».
Ovvio quindi che un autista di bus o un camionista consapevoli d’essere molto ubriachi, preferiranno evitare il test e prendere una multa salata piuttosto che rischiare di perdere definitivamente la licenza di guida. «Senza dimenticare che se si risulta nullatenenti, la sanzione pecuniaria non ha praticamente effetto».
Già, roba di non poco conto, perché la legge in Italia – lo ricordo a chi non abbia dimestichezza con tale materia – prevede che non si proceda nei confronti dei non abbienti, effetto della legge sulla depenalizzazione, quindi se uno ha tanti soldi o non ne ha fa lo stesso, il primo paga perché per lui non è un problema, l’altro non paga perché neppure per lui è un problema….
Ma il Magistrato insiste e sul Secolo XIX dichiara “ Per casi eclatantiandrebbe forse prevista una norma più incisiva come l’arresto in flagranza, per un tempo limite di 48 ore”. Con le nuove norme, invece, si rischia d’essere fermati soltanto se, in stato di ubriachezza, si provoca un incidente con feriti o si fugge dopo averlo causato. Ma qualora s’incappi in un controllo di routine (quello dopo l’esibizione della paletta insomma), anche se viene superato in modo clamoroso il limite, non si può essere arrestati.
E poi il problema della guida sotto l’effetto di droghe, coca e cannabis in particolare.
«Lo stato di alterazione prodotto da uno spinello – spiega ancora il Dott. Cozzi – si protrae per alcune ore, mentre le tracce nel sangue restano per alcuni giorni. È chiaro che in sede di dibattimento il difensore dell’imputato, in assenza di controesami da condurre in laboratori specializzati, avrà buon gioco a dimostrare che non è possibile stabilire come il suo assistito fosse effettivamente alterato al momento del controllo, poiché le tracce sospette potevano risalire a giorni precedenti. E così l’automobilista ha ottime chance di essere assolto».
Tutto chiaro ? se l’automobilista ha assunto alcolici o droghe comunque non gli conviene sottoporsi ad alcun test ed il gioco è fatto.
Ma non è finita: il sequestro cautelare ex art. 321 del codice di procedura penale, detto anche sequestro preventivo, può essere redatto SOLO da ufficiali di polizia giudiziaria, così come espressamente previsto dal comma 3 bis e non essendo la normacoperta dall’articolo 113 delle norme di attuazione al codice di procedura penale che prevede che “gli atti previsti dagli artt. 352 e 354 commi 2 e 3 del Codice possono essere compiuti anche dagli agenti di polizia giudiziaria. “
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Che dire infine della “ trovata “ della norma in materia di contrasto al limite di velocità, da tutti (ma proprio da tutti ) indicata come causa di incidenti stradali ? Il decreto prevede che “ Le postazioni di controllo sulla rete stradale per il rilevamento della velocità devono essere preventivamente segnalate e ben visibili “ con ciò consentendo all’utenza di sapere ove è controllata la velocità e regolarla di conseguenza, chissenefrega se poi, dopo il controllo si va a duecento all’ora; ma non è finita: il decreto aggiunge ancora che per controllare la velocità, dopo che l’Organo di Polizia hadeciso il posto di controllo ed ha posizionato per benino lo strumento , in modo ben visibile, è ora onerato anche di segnalare l’attività “ricorrendo all’impiego di cartelli o di dispositivi di segnalazione luminosi.”
Siamo al grottesco: la verità è che in Italia sono stati individuati limiti di velocità spesso, molto spesso, assurdi e poi molti Amministratori ( specialmente quelli locali )ne hanno fatto un buon motivo per installare rilevatori automatici che hanno, evidentemente ed a giudizio di tutti, come unica funzione quella di far aumentare le entrate dell’Ente.
Forse occorreva rivedere i limiti di velocità e poi passare alla tolleranza zero, invece, ancora una volta, chi governa questo Paese ha perso l’occasione.