In Europa sembra stia per partire una crociata anti-segnaletica. Dopo il risalto dato dai giornali all’esperienza della cittadina olandese di Makkinga (a nove anni dall’eliminazione di cartelli stradali e semafori, si è arrivati a zero incidenti), ora tocca anche alla Germania: 150 piccoli e medi centri, sfruttando un finanziamento della Ue, hanno cominciato a togliere i segnali e anche qui i primi risultati sembrano positivi. Idem in un’altra trentina di comuni olandesi.
La domanda sorge spontanea: non si potrebbe fare la stessa cosa in Italia? In fondo, anche da noi spesso la segnaletica è sovrabbondante…
Eppure non credo che un’ipotesi del genere sarebbe praticabile in Italia: occorrerebbe scalfire innanzitutto il sistema giuridico e poi le abitudini inveterate dei conducenti.
Infatti, buona parte della segnaletica è apposta dai gestori delle strade per scaricarsi dalle proprie responsabilità: per esempio, noi siamo il Paese in cui – se non ci sono soldi o voglia di sostituire un guard rail sfondato in un incidente – si mette un bel cartello di pericolo generico con tanto di pannello integrativo “barriera incidentata”. Per non parlare dei limiti di velocità irragionevolmente bassi.
Scaricabarile a parte, c’è poi il serio problema del malcostume di chi guida, sul quale ho già scritto abbastanza (basta che andiate nel post di oggi nella sezione “Furbate”, c’è un confronto disarmante rispetto al resto d’Europa). Un malcostume che addirittura ci impedisce di avere una segnaletica uniforme in tutto il Paese: le regole sono uguali, ma molti gestori s’inventano cartelli sovrabbondanti o usati in modo improprio nel vano tentativo di frenare l’aggressività dei conducenti. Anche perché, in assenza di controlli seri, l’unica cosa che si può fare è “mostrare la faccia feroce” con cartelli terroristici. Insomma, ci si limita a “dare un segnale”, come riportai in uno dei primi post di questa sezione.
Se la situazione di partenza è questa, sperare di seguire gli esempi di Germania e Olanda appare una pia illusione.