Gli incidenti del weekend – 3 / Macché autovelox, basta anche il taccuino di un truffatore

Cari garantisti, eccovi serviti. Dopo anni di dibattiti e sentenze sull’attendibilità degli autovelox e della loro taratura, è bastato che la Polizia stradale della Lombardia scoprisse un giro di false multe per eccesso di velocità per avere la conferma che in realtà chi supera i limiti di velocità è ben conscio di farlo e non ha nulla da ridire sul fatto che l’infrazione sia stata davvero commessa. Quindi, ha ragione il ministro dei Trasporti Alessandro Bianchi, che commentando gli incidenti di questo weekend ha detto che i controlli di velocità servono comunque. Persino quando sono del tutto inventati.

I fatti scoperti in Lombardia sembrano inequivocabili. Fra i 300 automobilisti che hanno ricevuto i finti verbali inviati da una banda di truffatori che si appostavano lungo l’autostrada A4 e annotavano i numeri di targa delle vetture che passavano più veloci, solo uno ha presentato ricorso, cosa che ha poi consentito di scoprire il raggiro. Gli altri 299 non hanno battuto ciglio. Certo, i truffatori avevano fatto di tutto per non causare ricorsi: sceglievano solo chi sfrecciava più forte e gli “contestavano” unavelocità inferiore ai 178 orari, che non faceva scattare le sanzioni massime previste per eccesso di velocità tra cui la sospensione della patente. Ma non sembra credibile che 299 persone abbiano rinunciato a fare ricorso pur avendo ragione: è più probabile che sapessero bene di essere in torto e abbiano anche ringraziato per non aver preso la sanzione più alta. Dunque, il semplice taccuino di un truffatore, senza alcun autovelox, ha fatto loro ammettere di aver infranto il Codice

  • paolo bellini |

    Il comune guidatore nulla può!
    Se questa affermazione è vera (e personalmente la sottoscrivo) come si può recuperare questa asimmetria tra la prepotenza della pubblica amministrazione e l’impotenza del comune cittadino (suddito da spennare) che è ”costretto” a pagare per non dover subire un ben più grande salasso?
    Dove è finita la class action?
    Il cittadino o il comitato che impugnano l’illegittimità delle ordinanze perchè non vengono rimborsati di tutte le spese ”legali e non solo” sostenute per dimostrare ciò?
    Perchè l’amministratore che emette un ordinanza illegittima non paga in prima persona?
    Per il pubblico amministratore è facile resistere e arrivare fino in cassazione – per il cittadino o il comitato che di si voglia ha un costo insotenibile – spende sempre e comunque i nostri soldi e si può rivolgere ai migliori studi legali.
    Avere GIUSTIZIA in queste condizioni è veramente un impresa ardua.
    Cordiali saluti.
    Paolo Bellini
    Presidente
    Comitato Mobilità Sicura – NO GABELLE
    http://www.nogabelle.org

  • alexmrg |

    Solo un’ulteriore precisazione rispetto al pt. 2.
    La cosa non è propriamente fattibile come sembra. Alle ordinanze relative non viene data alcuna evidenza pubblica esplicita ed anche ricorrendo ai siti on-line delle Amministrazioni si trova di tutto meno che i provvedimenti in tema di circolazione: quelli rarissimi che esistono si limitano al testo di approvazione del provvedimento senza alcun riferimento alla base tecnica sottostante (se ne dovrebbe concludere essere scelta esclusivamente discrezionale, se non arbitraria).
    Ora, il ricorso deve essere presentato entro il termine dei 60 gg. a pena l’irricevibilità, ma di fatto il comune automobilista si ritrova la segnaletica modificata (passatemi il termine) "dalla sera alla mattina", quando non è più possibile fare nulla.

    [risponde Maurizio Caprino] Drammaticamente vero: il comune guidatore nulla può. Infatti io mi riferivo alle associazioni di difesa dei consumatori (che di fatto sono studi legali "collettivi"), affinché mettano finalmente le loro energie per fare una campagna su questo problema (che è reale) e non su questioni sostanzialmente cavillose (dalla contestazione immediata alla taratura) come hanno invece fatto finora.

  • alxmrg |

    Alcune precisazioni.
    1. Per disposizione legislativa vigente ogni strumento di misura deve essere soggetto a taratura iniziale e verifica periodica: non si capisce per quale motivo dovrebbero fare eccezione i misuratori di velocità che sono comunque "apparati" di misura a tutti gli effetti e come tali soggetti a tutte le prevedibili anomalie e/o avarie del caso. Se così non fosse, si ribalterebbe il principio di onere della prova, creando una mostruosità giuridica.
    2. Vero che nessuno può darsi regole personalizzate, ma insinuo un sospetto: perché mai è praticamente impossibile, per il comune cittadino, il conoscere gli elementi tecnici motivazionali (e non soltanto descrittivi o "politici") a base di un certo provvedimento e ancora più il farvi ricorso (pure ammesso dal CdS ma di fatto inesigibile)?
    3. L’omogeneità dei comportamenti dovrebbe essere un obiettivo delle abilitazioni professionali (patente di guida); se i risultati non sono all’altezza delle aspettative, prima di elargire sanzioni sarebbe ragionevole intervenire sui programmi di formazione e livello di verifica delle competenze acquisite: è incongruente concedere la patente a tutti, indistintamente, salvo poi stigmatizzare i comportamente non regolari.

    [risponde Maurizio Caprino] Vado nell’ordine.
    1. Dal punto di vista giuridico, l’obbligo di taratura è tutt’altro che pacifico. Dal punto di vista tecnico, sono d’accordo sulla necessità di effettuare la taratura, ma penso che gli errori di misura che si rischiano a non effettuarla siano limitati: se i raggi laser convergono o divergono sensibilmente, non possono più essere "percepiti" dall’apparecchio, che quindi non legge alcuna velocità e si mette fuori servizio. Quindi non vedo troppe giustificazioni sostanziali per chi prende una multa e ne chiede l’annullamento per mancata taratura, anche perché guardacaso i dubbi sull’attendibilità della misurazione tutti se li sono fatti venire dopo che si è diffusa la voce dell’obbligo di taratura. Ribadisco: ho avuto a che fare con migliaia di persone che volevano consigli su come evitare la sanzione, non su come dimostrare che erano in regola. Casi conclamati di errore (e probabilmente erano dovuti al transito contemporaneo di due veicoli, non a malfunzionamenti degli apparecchi) ne ricordo solo due.
    2. Concordo pienamente, ma il rimedio c’è: invece che inondare i giudici di pace di ricorsi contro i verbali, si dovrebbero sistematicamente impugnare le ordinanze di apposizione dei limiti da parte degli enti proprietari, proprio per la loro carenza di motivazione.
    3. Verissimo: come ho già scritto su questo blog, se tutti sapessimo guidare ci potremmo permettere limiti più ragionevoli (anche se poi in autostrada oggi subentrano anche questioni di emissioni di gas serra). Ma riformare il sistema di conseguimento delle patenti per ora mi sembra un’impresa impossibile: ci si deve muovere tra norme europee, carenza di risorse e malafede di chi poi vende le licenze di guida (come dimostra l’ennesimo scandalo sulle patenti facili scoppiato proprio oggi a Enna). In attesa di questa fantomatica risorsa, non vedo molte altre soluzioni immediatamente praticabili.

  • alexmrg |

    Se posso esprimere una critica, l’articolo proposto mi sembra quanto meno informazione distorta. Consideriamo che:
    1) si riporta la percentuale (quasi totalità) dei non ricorrenti, ma si omette di stimare quale sia la percentuale dei conducenti "sanzionati" sul totale dei passaggi: probabilmente si scoprirebbe che la quota in stato di infrazione è residuale sul totale, cosa che ridimensiona non poco la totale assenza di ricorsi;
    2) come già osservato, l’asimmetria tra Cittadino ed Amministrazione è tale che per le infrazioni meno gravi si tende comunque a estinguere la sanzione: la multa arriva in automatico (a bassi costi per le Amministrazioni) mentre i ricorsi, se non si vuole rischiare il rigetto, devono comunque, per la grande maggioranza dei conducenti essere assistiti da legale, cosa che comporta alti costi per il singolo o eccessiva perdita di tempo (comunque monetizzabile ed a carico dello stesso);
    3) come è noto da evidenze empiriche, la maggior parte dei conducenti viaggia ad andature di 10-20 Km/h (di tachimetro!) oltre i limiti: sappiamo che non è indisciplina, ma eccesso di cautela (irragionevole) da parte delle Amministrazioni: dunque, formalmente, ogni conducente risulta spesso in infrazione ed il comportamento conseguente dipende dal rapporto costo/beneficio che ognuno è disposto ad accettare;
    4) non è affatto scontato che il Ministro abbia ragione: sappiamo tutti benissimo che la velocità (quella realmente eccessiva, diversa da quella formalmente eccessiva della segnaletica) è uno solo dei tanti componenti dell’incidentalità: su di essa le Amministrazioni si accaniscono solo per il fatto di essere facili da dimostrare (pochi ricorsi) e ad elevato flusso di cassa per i motivi già espressi, dunque di fatto sicurezza ancora piuttosto lontana dalle affermazioni pubbliche.

    [risponde Maurizio Caprino] Figuriamoci: le critiche sono sempre ben accette. In questo caso, però, occorre chiarire come operavano i truffatori: sceglievano sempre auto visibilmente e nettamente oltre i limiti, per cui con la quasi certezza che superassero anche la soglia dei 178 orari oltre la quale scattano le sanzioni massime. A quel punto, inviavano un falso verbale in cui riportavano una velocità inferiore a 178, per cui l’automobilista – conscio del proprio comportamento e presumendo di essere stato "beccato" in un punto in cui aveva avuto un momentaneo rallentamento – non poteva fare altro che tirare un sospiro di sollievo. Questo credo che assorba i primi tre punti di critica e dia la misura di quanto strumentale siano stati la polemica e il contenzioso sorti tra il 2004 e il 2005 sull’obbligo di sottoporre i misuratori di velocità a taratura periodica: in oltre 12 anni che ascolto persone multate, quasi mai le ho sentite dire che andavano sotto i limiti e che ha sbagliato l’apparecchio. Quanto al quarto punto, il problema è sempre quello: sono assolutamente d’accordo che solo la velocità "realmente" eccessiva è un problema, ma nessun conducente è autorizzato a decidere da sé il limite "reale". Perché siamo troppi, siamo diversi l’uno dall’altro e generalmente siamo del tutto ignoranti.

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