Ecco perché le analisi europee colpiscono la velocità

Probabilmente ho stufato. A furia di riportare notizie dall’Europa che fanno tutte leva sulla necessità di ridurre le velocità, vi ho fatto credere di aver “sposato questa causa”. Invece ribadisco quello che ho scritto nei primi post di questo blog: la sicurezza stradale è fatta di tante cose, non solo di velocità. Quest’ultima a volte (molte o poche, non importa) non è la causa principale degli incidenti, ma solo un fattore che contribuisce ad aggraverne le conseguenze.
Tutti gli esperti lo sanno. E allora perché martellano sulla velocità? Perché per fare confronti a livello internazionale l’unico indicatore statistico non del tutto inaffidabile è proprio il numero di morti. Che è anche l’indicatore più legato alla velocità. Il problema non si risolverà facilmente: le rilevazioni statistiche sono già di per sé difficili ed è ancor più difficile fissare criteri uniformi a livello europeo. Così dobbiamo “accontentarci” di ragionare sugli indici di mortalità, che comunque non sono del tutto affidabili nemmeno loro: pensate che ci sono Paesi in cui, se si muore a più di sette giorni dall’incidente, non si è considerati nel conteggio delle vittime, perché dopo una settimana gli organi di polizia non seguono più la “pratica”.

  • Gigi |

    In Germania non ci sono limiti di velocità sulle autostrade. In Italia siamo stressati da limiti, divieti e restrizioni.

    [risponde Maurizio Caprino] Per la verità, siamo stressati soprattutto dalla nostra guida aggressiva: per esempio, non possiamo tenere una distanza di sicurezza che subito qualcuno ci s’infila davanti. Limiti, divieti e restrizioni ci sono ovunque (spesso anche in Germania). Riconosco che non di rado sono più severi che altrove, ma c’è anche di peggio: pensate ai finlandesi costretti a 60 all’ora anche in piena estate su lunghi tratti di statali dritte, sgombre e perfette. Inoltre, limiti, divieti e restrizioni da noi sono moltissimi perché le strade sono in condizioni pietose e sono assediate da costruzioni e accessi abusivi (l’ho scritto più volte nei post delle sezioni "Velocità" e "Strade e segnaletica").

  • Luigi |

    La velocità eccessiva è pericolosa. Allora non omologhiamo vetture e camion che possano superare i 100 Km ora. Penso che le cause degli incidenti stradali siano in ordine: Distrazione, colpi di sonno, droga, alcool, telefonino, stupidaggine e maleducazione di chi guida, imperizia.
    Le persone di buon senso, che sanno guidare non hanno bisogno di limiti di velocità perchè sono in grado di capire se una curva si deve percorrere ad 80 o a 40 km ora. Troppi imboccano le autostrade controsenso, qual’è il motivo? troppi prima frenano e poi segnalano il cambio di direzione, troppi viaggiano attaccati al paraurti di chi lo precede, troppi sfrecciano in centro città come se fossero su una statale di campagna, troppi fanno inversioni a U dove è vietato, troppi fanno manovre contro senso, la velocità è l’ultima causa d’incidenti ma i politici non lo vogliono capire anzi lo sanno e cercano di rubare soldi agli automobilisti mettendo limiti di velocità incomprensibili. La casta vuol sentirsi pafrona reprimendo il popolo.

    [risponde Maurizio Caprino] Molto più semplicemente, la velocità è il fattore di rischio più facile da colpire (si presta a controlli automatici); ben più difficile sarebbe riuscire a far guidare bene decine di milioni di persone (per giunta spesso convinte di saper già guidare). Quanto al divieto di omologare veicoli che superino i 100 orari, mi limito a dire che l’ultimo incidente che ha suscitato discussioni sul tema (la strage avvenuta tre settimane fa a Fiumicino) riguardava sì un’auto potentissima, che però procedeva proprio a 100 orari: basta una stradina costeggiata fa un fosso e da pali per creare seri pericoli anche a velocità "normali".

  • alexmrg |

    Un chiarimento ulteriore. Si deve avere sempre ben presente la differenza tra un recepimento tecnico ed una scelta politica.
    La regolazione della circolazione stradale è un aspetto tecnico legato alle modalità di soddisfazione della domanda di mobilità: non dovrebbe dunque prestarsi a distorsioni politiche. A titolo di confronto, la fiscalità sui mezzi di trasporto è invece un aspetto politico ed è dunque passibile di indirizzo.
    Ora, l’incidentalità è correlata alla regolazione della circolazione solo in via tecnica, mentre lo è in via politica nella sfera della pianificazione territoriale e delle infrastrutture. Dunque il "colpire" la velocità indica altri scopi, diversi ovviamente da quelli della sicurezza, che è procedura francamente non accettabile perché scorretta (quanto meno, si dovrebbero pure colpire allo stesso modo gli errori territoriali ed infrastrutturali, evidenza che non risulta).
    Considerazioni simili si possono svolgere pure per l’aspetto ambientale: non serve essere specialisti di settore per sapere che il vantaggio della limitazione di velocità sulle emissioni è trascurabile rispetto agli effetti dei transitori di marcia imposti da incongruente sistema viario e territoriale (poiché ai carichi parzializzati e soprattutto "stop-and-go" consumi ed emissioni aumentano in modo più che proporzionale, come risulta dai piani quotati dei consumi forniti dalle Case costruttrici).
    Dunque, prima si risponda alla domanda di mobilità della società e solo dopo si potranno imporre indirizzi politici, se lo si ritiene opportuno.

    [risponde Maurizio Caprino] Ma dotarsi di infrastrutture viarie adeguate è molto più difficile che imporre limiti di velocità. E non è neanche detto che risolva i problemi di mobilità, perché rischia di creare ulteriore traffico, per cui finiremmo sempre congestionati: cambierebbe solo il numero assoluto di veicoli in circolazione. Inoltre, ribadisco che un margine prudenziale è necessario tenerlo e purtroppo la preparazione dei guidatori non consente di lasciare che ciascuno si autoregoli.

  • alexmrg |

    SOlo una precisazione: il numero di morti può essere affidabile in termini empirici, ma non è statisticamente significativo se non rapportato ai chilometri percorsi.
    Dunque limitarsi al conteggio dei decessi rappresenta un’uso distorto della statistica: ma i così detti esperti sanno bene anche questo e dunque il problema non è "tecnico" ma "politico".

    [risponde Maurizio Caprino] Quando si dice "politico" s’intende anche, almeno in parte, "ambientalista": meno velocità significa anche meno inquinamento (soprattutto CO2, che d’estate torna sempre alla ribalta a causa dell’effetto serra).

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